Inquinamento Bacino del Chienti: "Stato e Regione facciano la loro parte". Ieri l'incontro con la Commissione parlamentare

CIVITANOVA MARCHE - Ventisei chilometri quadrati e una ferita ventennale ancora aperta quella del sito inquinato del basso Chienti, che ha costretto all'emergenza idrica cinque Comuni e due Province. Una situazione critica ancora aperta, di cui si è tornati a parlare ieri durante la riunione degli amministratori con i componenti della Commissione parlamentare d'inchiesta che si occupa di illeciti ambientali e attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Dopo il sopralluogo sull'area fluviale, si è svolto l'incontro pubblico nella sala consiliare del Comune, alla quale hanno partecipato i referenti delle province di Macerata e Fermo, e dei comuni di Civitanova, Montecosaro, Morrovalle, Porto Sant'Elpidio e Sant'Elpidio a Mare e le associazioni ambientaliste del territorio.

Dopo i saluti del sindaco di Civitanova Claudio Corvatta e la relazione introduttiva del presidente della Commissione, Gianni Corvatta dell'Arpa ha riepilogato venti anni di analisi su suolo e sottosuolo, sulle sponde del fiume e in un tratto di zona marina, a seguito dell'inquinamento da tricloretano riconosciuto nel 1991, ma probabilmente antecedente.

“Il piano di caratterizzazione effettuato - ha detto il tecnico - è molto dettagliato, ma oggi c'è la necessità di un nuovo monitoraggio perché la zona va riperimetrata (è più ristretta) ed è meno inquinata. La situazione è quindi migliorata perché non si sono verificati altri sversamenti in falda, non vengono più usati i solventi del passato e molte aziende si sono dotate di sistemi di bonifica”.

Il punto centrale resta quello dei finanziamenti che hanno subìto una battuta d'arresto, nonostante un primo Accordo di programma con Regione e Ministero, proposto dall'allora Presidente della Provincia Giulio Silenzi. In aula, nel ruolo di assessore del Comune, Silenzi ha rivendicato la validità di quel progetto preliminare redatto ad un costo di 3 milioni e mezzo di euro, ma poi lievitato ad oltre 10 milioni, "per cause da accertarsi", con la successiva e diversa Presidenza maceratese e quindi bocciato a Roma.

L'unica strada da percorrere per molti dei presenti è redigere il progetto definitivo unificato, in accordo con la Regione che deve essere l'ente capofila. I Comuni, ai quali nel frattempo è passata la competenza, non hanno infatti le risorse per procedere singolarmente al risanamento ambientale, in quanto paralizzati dal rispetto del Patto di stabilità che impedisce l'accensione di mutui.

Concetto ribadito dal sindaco di Montecosaro Reano Malaisi: “Chiediamo al Governo - ha detto - di mettere i Comuni nelle condizioni di poter accedere ad un finanziamento e solo così ogni ente locale potrà fare la sua parte. Di analisi ne sono state fatte tante, ma sono inutili se non si trovano i soldi necessari per agire”.

Attualmente il sito è stato declassato ed è diventato di interesse regionale e non più nazionale, un provvedimento che non è stato impugnato dalla Regione Marche. “La normativa attuale - ha commentato il presidente della Provincia di macerata Antonio Pettinari - va assolutamente rivista perché la gestione della bonifica deve essere unitaria e non dei singoli comuni e deve essere la Regione a coordinare. I responsabili dell'inquinamento sono stati individuati, ma molte ditte sono fallite, altre hanno fatto ricorso in Appello e quindi bisogna che siano le Amministrazioni ad agire per quanto di competenza”.

Il danno economico sul territorio è enorme, per la ricaduta negativa della problematica ambientale sul turismo dei comuni costieri, ma a pesare più di tutto è il danno alla salute dei cittadini che però non è quantificabile, a causa della mancata indagine epidemiologica, la cui necessità i responsabili delle associazioni Legambiente e Citt@Verde hanno ribadito ancora una volta, sottolineando l'assenza dei vertici Asur all'incontro.

Da parte loro, componenti della Commissione hanno assicurato un intervento per cercare una strada comune utile a sbloccare la situazione. Il senatore Mario Morgoni ha rimarcato la necessità di trovare una capacità di sintesi e di sinergia dei vari enti interessati, perché solo se si uniscono le forze l'obiettivo della bonifica diventa raggiungibile.

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