Un sistema a scatole “civitanovesi”. Fallita la Civita Park, si teme per il futuro del comparto commerciale

CIVITANOVA MARCHE - Dopo i ristoranti cinesi, i negozi cinesi, le insegne cinesi, nella zona commerciale di Civitanova, mancavano giusto un po' di scatole... cinesi anche quelle, ovvio. Il sistema è quello ormai arcinoto e assai diffuso di lasciare debiti e passivi in una “scatola vuota”, strumentalmente destinata al fallimento, creandone altre “partecipate” su cui girare gli utili, continuando così ad operare. In questo caso, la scatola vuota si chiama Civita Park, società di cui il Tribunale di Macerata ha recentemente dichiarato il fallimento e che è conosciuta per aver realizzato il nuovo centro commerciale nei pressi dell'uscita dell'A14.

Il fallimento si deve ad un debito di 60mila euro nei confronti dell'architetto Franco Domizi, che collaborò con l'impresa edile Icoc, socia della Civita Park per la realizzazione del comparto, ma non venne mai pagato. Tale debito, contestato dalla società in sede legale, secondo fonti vicine al succitato architetto, potrebbe essere addirittura superiore, così come non è difficile immaginare che altri creditori possano farsi avanti, in una vicenda che affonda le sue radici ben lontano ed è trasversale alle Giunte succedutesi a Palazzo Sforza. La Civita Park, infatti, è la stessa società arcinota per lo scandalo delle fidejussioni false, rilasciate e presentate al Comune a garanzia dell'esecuzione nei tempi stabiliti di fiera e centro commerciale, già dal 2009 (Giunta Mobili). In vero, al pari dell'Amministrazione Comunale, la stessa società si dichiarò parte lesa nei confronti degli intermediari finanziari, che emisero tali polizze fidejussorie prive di coperture reali, di fatto basate su junk bonds (“titoli spazzatura”).

Sta di fatto che, all'insegna del nuovo motto “errare humanum est, perseverare... idem”, l'attuale Giunta ha dato fiducia al nuovo corso della Civita Park o, meglio, alle scatole che vi ha trovato dentro, con nuovo nome, nuove persone ai vertici (vedi l'uomo di Banca Marche, Giuliano Ginnobili, nella società che ha realizzato il palazzetto) e nuove fidejussioni (totale 2 milioni e 21mila euro), poste dal Comune a garanzia dell'ultima tranche di lavori per la realizzazione del palasport da parte della Palas Srl, società che ha tra i propri azionisti, guarda un po', la Civita Park (al 10%) di quel Mauro Mattucci, costruttore abruzzese che, in realtà, come si è affrettato a precisare il suo legale, non ricopre più alcun ruolo ufficiale nella società dall'aprile 2013 e non ne è più presidente addirittura dal 2009.

Già, perché amministratore unico, nonché unico dipendente di una società che ad oggi sembra non avere alcun capitale immobiliare né monetario né utili (girati su altre), risulterebbe essere, da fonti confermate, tale Vincenzo Misso di Pescara, di cui nessuno conosceva l'esistenza, ombra celatasi dietro i balletti ed i nastrini delle inaugurazioni. Insomma, scatola piena, scatola vuota... et voilà, il gioco è fatto! E via allora alla bagarre politica, in un altro gioco, questo di botta e risposta, tra un M5S che rivendica di aver avvertito tutti tempo fa, il Centro-Destra che accusa, paventa catastrofi per i bilanci comunali e minaccia cause in tribunale e la Giunta che, ovviamente, ha subito rassicurato tutti per bocca del segretario comunale Mariotti, il quale, in una nota, sostiene che “non c'è nessun rischo che il fallimento si ripercuota sul Comune”, né quindi sulle strutture “Cuore dell'Adriatico” e palasport. Ma si sa che, dopo un po', ogni giocoleria o gioco di prestigio rompe le “scatole”.


Simone Accattoli

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