Calzature, o si cambia o si muore

FERMO - Già da qualche anno, per le aziende del Distretto calzaturiero, il Micam non è più sinonimo di ordini garantiti e vendite assicurate. L'edizione che si è svolta dal 15 al 18 febbraio non ha fatto eccezione. Ad analizzare i dati del dopo fiera è la Cna di Fermo che lo fa a partire dal numero dei visitatori, circa 32 mila (1.700 in meno rispetto alla precedente edizione). Lo spostamento, con l'anticipo di un paio di settimane, delle date della fiera più importante per il settore calzaturiero non ha portato i benefici sperati. Anzi, andando a coincidere con il Capodanno cinese, per molti, è stata la causa del calo di presenze.

Non la pensa così, il presidente della Cna di Fermo, Paolo Silenzi, secondo il quale “il Micam è la fiera più importante del settore, per cui, se vuoi fare business ci devi essere”. Per Silenzi, la situazione di stallo che la fiera vive da diversi anni è dovuta soprattutto ad un atteggiamento più prudente degli acquirenti, che “si presentano con un budget limitato e sempre meno disposti ad impegnarsi nell'acquisto di prodotti a medio o lungo termine”. A premiare, in questa nuova situazione è, secondo Silenzi, la flessibilità. “Gli artigiani – spiega – non possono limitarsi ad offrire prodotti di eccellenza, ma devono essere in grado di riorganizzare la produzione. Questo significa lavorare con le giacenze di magazzino, seguire il cliente durante la stagione, offrire il prodotto in tempi celeri. Sono finiti i tempi in cui più del 60% delle aziende, con il Micam, ottenevano commesse che garantivano il lavoro per tutta la stagione. Quella percentuale oggi si è molto ridotta e diventa indispensabile cercare nuovi mercati e internazionalizzare”.

Dello stesso parere il presidente della Camera di Commercio Graziano Di Battista che, confermando la situazione di criticità del comparto, sottolinea la necessità di fare rete “per affrontare un momento che, nella sua anormalità, è diventato normale”. “Le reti d'impresa – dice Di Battista – permettono anche alle aziende che da sole non ce la farebbero di affacciarsi ai mercati esteri. Altra strada da percorrere è quella del web, le cui potenzialità sono oggi indispensabili per farsi conoscere e creare rapporti commerciali”.

Le criticità del settore calzaturiero, che nel Distretto impiega circa 20 mila persone, emergono soprattutto dalla parole del presidente provinciale di Cna Federmoda, Gianluca Mecozzi. “Il nostro mercato trainante – spiega – è quello russo e al momento nessun altro è in grado di sostituirlo. Abbiamo provato ad entrare in quello cinese ma i risultati non sono stati soddisfacenti. Il mercato americano è troppo chiuso alle importazioni, mentre quello africano non è ancora maturo e manca di programmazione. Il problema, che riguarda soprattutto gli artigiani contoterzisti, non è solo economico ma anche sociale e politico. Se il Micam continuerà a dare questi risultati finirà per scomparire. L'anticipo delle date è stato deleterio, e a settembre (la fiera si terrà dall'1 al 4, ndr) non andrà meglio. Il primo giorno di fiera sarà di martedì e gli artigiani che parteciperanno dovranno fermare la produzione per una settimana, il che di certo in questo momento non aiuta”.

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