Fermano, conservatore o innovatore?

FERMANO - Il Fermano di un tempo sembra esser in via di estinzione e la sfida è, oggi più che mai, quella di ricostruire la sua coscienza di luogo. In qual maniera? Riconoscendo le energie innovative, attivando le connessioni con altri mondi vitali di altri luoghi o di altri settori e creando una molteplicità di scambi che non siano meramente commerciali. “Conosciamo un Fermano - spiega Marco Marcatili, economista Nomisma - che negli ultimi cinque anni aveva trainato lo sviluppo dell'economia regionale, facendo volare l'esportazione nel mondo. Essendosi però fermato per un attimo il mondo, ci siamo fermati anche noi. Le esportazioni, pur denotando performance positive, sono rallentate dalla persistente debolezza degli scambi mondiali”.

Infatti, al primo semestre dell’anno, a livello territoriale si è registrata una diminuzione dell’export manifatturiero, a Fermo del 2,8% e a Macerata dello 0,6%, mentre è cresciuto ad Ancona dello 0,4%, a Pesaro-Urbino dell’1,7% e ad Ascoli Piceno del 6,9%. “E' comunque resistito lo zoccolo duro del manifatturiero che conferisce ancora una certa stabilità dal punto di vista economico”, prosegue l'economista. “Del resto il punto forte del Fermano è la sua capacità di fare che è a dir poco notevole. Nonostante ciò, tutto quello che ci sarebbe di potenziale attorno al settore calzaturiero è ancora inattuato: in molti pensano che le start-up nascano spontaneamente, ma in realtà il calzaturiero non nacque come un settore spontaneo”.

Molte sono state le attenzioni rivolte a sostenere nuove imprese e start-up innovative, ma la sfida dei passaggi generazionali è stata abbandonata e, ad oggi, solo il 10% delle imprese riesce ad arrivare alla terza generazione. “Il punto debole del Fermano sta nel fatto di non essersi ancora inserito nelle infrastrutture della conoscenza, le quali ci consentirebbero di fare quel salto di qualità. Oggi, a fare la differenza nello sviluppo dell'economia territoriale sono quelle aree particolarmente organizzate per sviluppare nuove infrastrutture territoriali, materiali e immateriali che concorrono allo sviluppo dell'economia come ad esempio l'inserimento nella rete universitaria. La nostra provincia è ancora molto lontana da questo tipo di interconnessione accademica. E' come se avessimo un Fermano capacissimo di stare nella tradizione, ma in grande difficoltà nello stare nell'innovazione".

"L'investitore o l'impresa - conclude Marcatili - trova vantaggioso insediarsi in un determinato territorio quando, in quest'ultimo, si innesca una rilevante domanda pubblica, ma per giungere a ciò occorre dar vita ad adeguate infrastrutture di territorio le quali sono inesistenti nella provincia fermana. La zona di Campiglione potrebbe rappresentare l'area franca poiché presenta situazioni logistiche, strutturali ed economiche favorevoli (fra cui la realizzazione di un nuovo ospedale e di nuove start-up). La zona in questione, vista da sempre come una discarica, potrebbe rivelarsi davvero un'area al servizio di tutto il settore calzaturiero, ma anche di quello alimentare, turistico, logistico e tecnologico”.


Federica Balestrini

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