Una crisi produttiva che non accenna a risolversi

FERMO - Parte da un recente report di Intesa San Paolo Maurizio Di Cosmo, Segretario della Cgil Fermo, per misurare la temperatura del tessuto economica del territorio. “I distretti marchigiani recuperano nell'export, tranne il sistema moda e il calzaturiero. Noi continuiamo ad essere dentro una crisi produttiva che non accenna a risolversi”.

Perché continuiamo a ritrovarci in questo vortice? “Da una parte l'export è ballerino, vedi il mercato russo di cui prima ci facevamo forza e invece oggi è sempre in balia dei cambiamenti geopolitici del pianeta. Dall'altra non c'è la domanda interna. In più non esiste uno strumento di legge che affronti questo problema, non c'è una politica industriale. Noi abbiamo provato anche unitariamente a fare una riflessione con il sistema delle imprese ma non c'è niente da fare, perché una delle grandi difficoltà è l'assenza di rappresentatività unitaria di questo territorio. Avevamo la speranza che la Provincia come ente istituzionale riuscisse a mettere in piedi un tavolo di confronto che rappresentasse le analisi e le istanze del settore produttivo, ma non solo: pensiamo al turismo, al commercio e ai servizi e all'agricoltura”.

Ma venendo meno la Provincia è finita anche questa speranza. “Stiamo insistendo da qualche anno con il sindaco della città capoluogo, Camera di Commercio e associazioni imprenditoriali, Confindustria in testa, per istituire questo tavolo e far capire alla nostra comunità ma soprattutto all'esterno di cosa ci sia bisogno. Purtroppo non succede nulla, le imprese, e così i lavoratori, sono abbandonate a loro stesse”.

E da gennaio ci sarà anche la riforma degli ammortizzatori sociali. “Taglierà drasticamente gli interventi per cassa integrazione, mobilità ed altro, e creerà un ulteriore problema senza sapere come fare fronte a questa situazione. In più, anche nel Fermano agiscono le conseguenze delle normative del Jobs Act: c'è un'esplosione dei voucher che la stessa Inps condanna in maniera irrimediabile perché è la sistematizzazione della precarietà del lavoro. Questo significa che le politiche del Governo non puntano all'innovazione, alla qualità, allo sviluppo tecnologico dei settori economici, ma piuttosto ad innestare di nuovo un processo di competizione con abbassamento del costo del lavoro e dei diritti”.

Quindi, come Sindacato da adesso in poi cosa farete? “Stiamo insistendo con le istituzioni per mettere in piedi questo tavolo. Se non ci dovremmo riuscire, come Cgil tenteremo di attivare una mobilitazione, di far vedere che c'è un problema profondissimo che nessuno affronta. Teniamo conto che dai progetti europei sulle aree di crisi siamo fuori, ci sono sì i Comuni dell'area montana ma il Fermano è sostanzialmente fuori nonostante i dati di disoccupazione e livello dei redditi in certi casi siano peggiori di certe aree di crisi. Molto dipende dalle politiche del Governo centrale, ma molto dipende anche dalla Regione con la quale siamo in una fase di mobilitazione. Abbiamo cominciato con le politiche per le università, dove di fatto non ci sono risorse per borse di studio e ricerca. Continueremo con la sanità, dove non è stato risolto nulla. Il problema vero, lo ripeto, è che ognuno marcia per conto proprio”.


Andrea Braconi

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