Giovani in... banda

QUANDO LA BANDA PASSO'

Siamo un Paese strano e bello, un po' come “l'Africa della cultura”: come laggiù la vita si sviluppa a ritmi vertiginosi nel suo ciclo di vita e morte in una varietà grande di specie, da noi fa lo stesso il pensiero. Siamo abituati (oramai possiamo dire “geneticamente”) al bello, all'armonico, amiamo e perseguiamo nel nostro agire questi canoni senza nemmeno pensarci, e lo facciamo tutti, indistintamente. Siamo i figli del Rinascimento, di quel periodo dove, oltre la bellezza, un'altra forza si aggirava per l'Italia: la ferocia nei rapporti interpersonali. Omicidi, veleni reali e metaforici, guerre tra Signorie erano all'ordine del giorno. Bande di soldati di ventura scorazzavano per l'Italia alla ricerca di ingaggi, dedite con i loro condottieri all'arte della guerra.

Il nome “banda” non nacque sotto i migliori auspici, e per anni connotò essenzialmente organizzazioni non proprio dedite alle arti: pensate alle bande di briganti, alle bande armate della seconda metà dello scorso secolo, ma fu proprio nel passato '800 che il concetto di banda fu applicato, anche e in maniera massiccia, ad associazioni di persone che si riunivano per suonare musica, in un primo tempo principalmente con strumenti a fiato. Non che prima questa usanza di usare musicisti in occasione di eventi non fosse conosciuta, ma nel 1860 il tutto fu messo a sistema e in Italia fu lo Stato Pontificio il primo a promuovere alcune bande che lavoravano a tempo pieno.

Poi fu l'apoteosi: quasi ogni città ebbe la sua banda, e la loro musica ha accompagnato la vita degli italiani nei momenti belli e in quelli brutti. E siccome la musica, come la poesia, possono essere definite il nutrimento dell'anima, la banda e la sua musica sta agli italiani come il piatto di pasta sta alle loro tavole! La musica della banda unisce, fa crescere chi la suona, crea gioia e allegria per chi la ascolta: insomma, è una sorta di ricostituente dell'animo umano. Non a caso anche la grande Mina le dedicò una sua famosissima canzone, intitolata appunto “La banda”: chi non l’ha canticchiata almeno una volta? E se la banda unisce, la sua musica e il suo stile sono stati usati per ironizzare sul regime fascista con il famoso pezzo “E’ il tamburo principal della banda d'Affori”.

Insomma, con le bande la nostra Italia convive da sempre, sono forse le formazioni più amate e rispettate: insegnano ai giovani in maniera anche ludica e conviviale il linguaggio universale della musica: che, non dimentichiamolo, è anche fisica e matematica… E inducono e insegnano al duro impegno dello studio e dell'esercitarsi; ma la valenza più grande consiste proprio nel dedicarsi a un’attività corale, formativa e creativa che porta tanti giovani a condividere la parola “rispetto”: per gli altri, quelli con cui impari a condividere il concetto del lavorare insieme, senza prevaricazioni, con generosità ed armonia. Dolci note, in una società che queste “note” sembra averle dimenticate.


Daniele Maiani

PICCOLI MUSICANTI CRESCONO

“Realtà altamente formative”. Così Roberto Spaccapaniccia, responsabile provinciale Anbima (Associazione nazionale bande italiane musicali autonome) definisce le junior band. Negli ultimi anni, nel Fermano, si sta assistendo al proliferare di queste formazioni giovanili. “E’ un progetto strutturale che portiamo avanti come Anbima da circa cinque anni. Cioè da quando sono venuti meno i fondi per organizzare rassegne bandistiche estive. Si è preferito, quindi, spendere le poche risorse a disposizione per continuare a organizzare corsi di orientamento musicale rivolti ai giovani, in modo da incrementare il numero degli iscritti e facilitare il ricambio generazionale dei musicanti. Anche se i finanziamenti non coprono neanche il 30% delle spese, questi corsi hanno una valenza formativa importante e spesso si sostituiscono alle scuole di musica”.

Come nasce una junior band? “In genere nasce in realtà dove è già presente una banda musicale cittadina. Dopo tre o quattro anni di corsi di orientamento musicale, i giovani musicanti passano alla banda ‘dei grandi’. Delle junior band fanno parte bambini e ragazzi dai quattro ai diciotto anni. In alcuni casi, se non si riesce a completare l’organico, si prendono anche ragazzi più grandi. Non tutti i Comuni, però, riescono a crearne una, e quelli più piccoli mettono insieme nella banda cittadina elementi ‘grandi’ e ‘piccoli’”.

Che attività svolgono i giovani musicanti? “Innanzitutto partecipano ai corsi di orientamento musicale, tenuti generalmente da insegnanti diplomati al conservatorio. Se c’è un congruo numero di iscritti, si dà vita ad una junior band. Le lezioni sono individuali o d’insieme, ma sempre organizzate per sezione (percussioni, ottoni, clarinetti, flauti). Nei corsi si predilige la pratica strumentale. Da due anni a Santa Vittoria in Matenano organizziamo il music camp che sta ottenendo una sempre maggiore partecipazione di ragazzi. Da tre anni, inoltre, a Montegiorgio si svolge una rassegna di bande giovanili. E’ lì che è nata la prima junior band del Fermano”.

Com’è nata l’idea della rassegna? “Negli scorsi anni, a Montegiorgio, veniva organizzato un corso per direttori di bande musicali, al quale partecipavano importanti compositori che scrivono musiche originali per banda, alcuni dei quali si sono specializzati in musiche per junior band. Si tratta di musiche con livelli di difficoltà inferiori, ma con effetti sonori molto belli da ascoltare. Ora il corso si tiene a Fermo e ogni anno, a metà giugno, c’è il concerto conclusivo. A Montegiorgio, invece, viene organizzata la rassegna ”. Perché è importante far parte di una junior band? “Perché è una realtà altamente formativa. Nella musica ci sono regole che non si possono infrangere. Per poter fare musica insieme occorre che ognuno esegua la sua parte e rispetti chi gli suona accanto. Stare insieme e seguire regole aiuta a formare il carattere dei più giovani”.


Francesca Pasquali



A MONTEGIORGIO LA PRIMA JUNIOR BAND DEL FERMANO

Quando, nel 2009, Claudio Ferracuti si mise in testa di dar vita ad una junior band a Montegiorgio, non furono tanti quelli convinti che ci sarebbe riuscito. Intuizione e caparbietà, però, hanno avuto la meglio e, a sette anni di distanza, il paese ha due bande musicali dedicate ai giovani. “In Italia – spiega – le junior band sono una realtà che esiste da oltre vent’anni. Nelle Marche, e soprattutto nel Fermano, invece, eravamo molto indietro e, per certi versi, lo siamo ancora. Ci è voluto coraggio, abbiamo provato e ci siamo riusciti”.

Prima a sorgere nella nostra provincia, seguita negli anni da diverse altre, la junior band montegiorgese è nata da un’esigenza della banda “senior”, la storica “D. Alaleona”, fondata nel 1846. “L’idea è nata dal bisogno di ricambio generazionale. La vecchia scuola di musica finanziata dalla Regione tramite i Comuni, con un insegnante unico per tutti gli strumenti, non era in grado di formare tutti gli strumentisti di cui necessita una banda musicale”, dice Ferracuti, che è presidente di entrambe le formazioni. “Per fortuna – continua – all’interno della banda avevano persone diplomate in tutti gli strumenti. Ancora oggi i musicisti ‘senior’ insegnano ai piccoli con un metodo diverso rispetto a quello che si usava anni fa”.

Quale metodo? “Si chiama Pearson e prende il nome dal suo ideatore, l’americano Bruce Pearson. Prevede la presenza, durante le lezioni, di tanti insegnanti quanti sono gli strumenti della banda, più uno che si dedica alla musica d’insieme. I ragazzi – dagli otto anni in su – frequentano due ore di lezione a settimana: una per lo strumento e una d’insieme. E’ un metodo semplice e pratico, molto più di quello in uso prima. Già alla prima lezione, viene insegnato a suonare una nota. In questo modo si possono avere subito i primi risultati e i ragazzi non si scoraggiano. Inoltre, per il primo anno, diamo lo strumento in uso gratuito, questo anche per gravare il meno possibile sulle famiglie. Poi, se l’interesse del ragazzo continua – come capita quasi sempre – si passa all’acquisto”.

Come ci si prepara ad entrare nella banda dei grandi? “Studiando, esercitandosi ed esibendosi, nel Fermano ma anche in altre parti d’Italia. Dopo soli tre anni dalla fondazione, nel 2012, abbiamo partecipato ad un concorso internazionale in Sicilia, arrivando secondi nella nostra categoria. In questi anni, poi, siamo migliorati molto. Da tre anni, i ragazzi di esibiscono a Montegiorgio nella rassegna dedicata alle junior band. Quest’anno c’erano dieci gruppi provenienti da tutta la regione, mentre l’anno scorso uno era arrivato da Brescia. Un’esperienza molto bella che i giovani musicisti hanno fatto è stata a Roma, alla caserma di Montebello, dove si sono esibiti insieme alla fanfara dei lancieri”.

Soddisfazioni, ma anche fatica, per i giovani musicisti. “La musica richiede impegno, tempo e sacrifici, ma dà anche grandi soddisfazioni. Il mio consiglio, per quanto riguarda le bande musicali, è di iniziare intorno agli otto anni. Fino a dodici anni, infatti, chi fa musica assimila molto anche a livello di sensibilità, a prescindere dal risultato musicale. Una possibilità che altre discipline non danno. Inoltre, è una scuola di vita: i ragazzi socializzano tra loro e hanno regole da seguire, sia musicali che umane”.


Francesca Pasquali


BANDA PROVINCIALE: COLLANTE MUSICALE FRA I COMUNI DEL TERRITORIO

Dalla Aso Band (fondata nel 2013) è nato il progetto della Banda Provinciale del Fermano, con l'obbiettivo di allargare gli orizzonti e dare la possibilità ad altri ragazzi di frequentare un corso di formazione musicale permanente per costituire una banda con elementi provenienti dai seguenti paesi del Fermano: Falerone, Servigliano, Montelparo, Monte Rinaldo, Ortezzano, Grottazzolina, Monte Giorgio, Monte San Pietrangeli, Petritoli, Monte Giberto. La Banda Provinciale è costituita da 40 elementi di età compresa fra gli 11 e i 18 anni. Presentata lo scorso febbraio a Ortezzano, ha esordito in occasione di Tipicità in the city il 6 marzo 2016 e il 2 giugno al Teatro dell'Aquila in occasione della Festa della Repubblica.

La banda Provinciale, iscritta all'Anbima, ha sede a Ortezzano grazie all'Amministrazione che si è mobilitata fin da subito mettendo a disposizione gli spazi della scuola elementare, dove adesso, nel mese di settembre, si svolgeranno le selezioni dei ragazzi per poter partecipare alle lezioni. Il Maestro, Lelio Leoni, è diplomato al conservatorio di Pescara, ha diretto per circa vent'anni la Banda di Monte San Martino e Penna San Giovanni, dirige oltre alla banda provinciale del Fermano, anche la banda giovanile di Montegiorgio.

"Durante l'estate - ha spiegao il Maestro Leoni - abbiamo fatto una serie di concerti, nei vari comuni, al teatro Romano di Piane di Falerone, a Monte Rinaldo, al Teatro dell'Aquila di Fermo e abbiamo partecipato anche alla rassegna bandistica di Montegiorgio. A partire da questo mese, partiamo con il progetto del secondo anno della banda provinciale, ci incontriamo con i ragazzi due volte al mese per una programmazione a lungo termine e lavoriamo sul programma futuro".

Leoni, oltre ad avere la responsabilità della direzione, tiene le lezioni di fiati e ottoni, poi ci sono anche il maestro Italo Mercuri per quanto riguarda i legni, Claudia Sartori ad insegnare il flauto. Il repertorio musicale, fino adesso ha compreso tutti i brani originali per banda e per il prossimo anno prevede lo studio di brani inediti. Da quanti elementi è formato attualmente il gruppo? "Adesso abbiamo 40 ragazzi e speriamo di arrivare ad una cinquantina quest'anno, il nostro punto di arrivo sarebbe una sessantina di ragazzi, in modo da poter dare ricambio anche a quelli che ci sono sempre, si tratta di un'esperienza abbastanza impegnativa con concerti molto ravvicinati".

I ragazzi come vivono questa esperienza giovanile che implica pur sempre un impegno costante? "Sono molto motivati, s'instaurano dei bei rapporti tra ragazzi della stessa età provenienti da paesi diversi, cosa che costituisce un collante, una unione fra i vari comuni. Ci incontriamo la domenica, per loro è uno sforzo però sono entusiasti del progetto e di tutto quello che facciamo quindi andiamo avanti per il secondo anno. Quest'anno speriamo nell'adesione da parte di altre bande della provincia, auspichiamo che i vari presidenti siano concordi e solidali con questo progetto".

Gli obiettivi futuri sono infatti quelli di stage e accorpamenti con altre realtà, si spera infatti nell'adesione di Santa Vittoria in Matenano e nell'arrivo di ragazzi provenienti da Porto San Giorgio e Montegranaro, per allargarsi sempre di più.


Serena Murri



LA "CUSOPOLI": QUASI DUECENTO ANNI DI STORIA

A Monterubbiano affondano le antiche radici della banda musicale Carlo Cusolpoli, fondata nel 1819 e che da quanto ci racconta il Maestro, Roberto Santini, durante tutti questi anni, la banda è sempre stata presente, durante tutti gli eventi e cerimonie ufficiali di Monterubbiano, partecipando a tutte le cerimonie popolari, civili e religiose con un ruolo di forte carattere identitario. Si tratta di una delle bande più antiche della regione, i suoi membri normalmente riprendono a riunirsi a partire da ottobre, una volta a settimana presso la sede in Largo Monte Grappa, nei pressi della Chiesa di San Francesco e si esibiscono in pubblico in un paio di concerti all'anno, uno in estate e uno in primavera con un repertorio misto di brani sia classici che contemporanei.

Qualche esempio dei vostri successi più recenti? "Quest'anno, insieme al coro, ci siamo prodotti in un concerto ispirato a musiche tratte da film, come "La vita è bella", a film di Fellini e musiche di Nino Rota e anche brani di Ennio Moricone. L'anno scorso il concerto in memoria della Prima Guerra Mondiale, due anni fa sul Risorgimento".

Quanti componenti ha il corpo bandistico? "Siamo in tutto una trentina, suddivisi in fasce di età che vanno dai 20 ai 35 anni, poi dai 35 a 50 anni, alle colonne portanti della congregazione, gli over 50, ai quali si sono aggiunti, negli ultimi anni, un paio di bambini di 10 anni entrati di recente. Tutti quelli che fanno parte del corpo musicale sono dilettanti che prendono parte agli incontri a titolo gratuito e mossi dalla passione. Il nostro obiettivo è quello di mantenere quella che è una tradizione importante, puntando un po' di più sulla scuola di musica e sui giovani talenti".

Parliamo della Scuola di Musica. "La scuola prevede corsi pomeridiani durante tutto il periodo scolastico, aperta a tutti presso la sede di Monterubbiano per ragazzi dalle Scuole Elementari in poi l'insegnante è Emanuele Tegazi, diplomato in conservatorio, perr ora abbiamo una quindicina gli allievi".

I piccoli musicisti arrivano principalmente dalle zone limitrofe, Monterubbiano, Rubbianello, Moresco ma forse sarebbe opportuno puntare ad allargare il raggio d'azione anche altrove, per intercettare giovani appassionati allo studio di uno strumento. Quali obiettivi per il futuro? "Negli ultimi anni qualche ragazzino è entrato a far parte della banda, cosa che non accadeva da tempo, speriamo che la cosa si ripeta. Il bello della banda è anche e soprattutto il fatto di unire diverse generazioni, dalle persone adulte ai bambino di 10 anni, diventa occasione di confronto, affiatamento e di arricchimento dato dall'appartenenza a un gruppo unito dalla musica".

Qual è il motore che spinge i giovani ad avvicinarsi a questo tipo di esperienza? "La passione per imparare a suonare uno strumento può arrivare seguendo il corpo bandistico durante le sue performance. Molto più spesso sono i genitori che riescono a trasmettere questa passione ai figli. Purtroppo la musica non dà risultati immediati, per riuscire serve studio, rigore e questo richiede diversi anni, se non si è fortemente motivati non è detto che si riesca ad andare avanti, qualsiasi strumento non è uno strumento facile, serve tempo e passione ma una volta superato questo primo scoglio, poi, ci si appassiona ed è impossibile smettere".

Serena Murri



A MONTE URANO SACRIFICI E GIOIE NON HANNO ETA'

Il 22 settembre compirà 55 anni, 43 dei quali vissuti dentro il Corpo Bandistico Città di Monte Urano. Era il 1973, infatti, quando Lanfranco Navisse iniziò questo suo viaggio di musicista prima e di capobanda poi a partire dal 1984, fino a diventare nel 1994 il direttore di una realtà nata nel lontano 1877 e che oggi conta circa 50 unità di varie fasce d'età, dal più anziano che ha 78 anni al più giovane di quasi 13.

Navisse, una grande responsabilità la sua, da un punto di vista storico, culturale ed anche educativo. “Sicuramente. Da ragazzo ho vissuto la festa del centenario nel 1977, c'ero già allora, ci sono ancora adesso e sono trascorsi altri 39 anni. Sono qui da 43 anni e non è poco”.

Partiamo, ovviamente, dalla musica. “La banda svolge prevalentemente attività locale: le cose che si fanno più spesso, infatti, sono a servizio della collettività monturanese, come durante il 25 aprile o il 4 novembre, il suonare ad un corteo funebre quando la famiglia lo richiede o le processioni, con una partecipazione, quindi, anche alla vita religiosa del paese”.

Siete stati impegnati anche fuori dai confini cittadini. “La prima trasferta importante è stata nel 1980 quando partecipammo ad un concorso a Vichy, in Francia. Nel 1987 e 1989 siamo stati in Polonia, sia a Cracovia che all'interno del campo di Auschwitz. Poi nel 1995 a Salisburgo, nel 2000 a Francoforte, nel 2001 e nel 2005 abbiamo vinto il primo premio ad un concorso nazionale a Cascina in provincia di Pisa, nel 2004 siamo stati a Budapest in Ungheria, nel 2009 in California vicino San Francisco. Ultimo, ma non ultimo, nel 2012 abbiamo partecipato ad un festival del turismo a Shanghai. E la prossima settimana torneremo in Polonia per suonare ad un festival con partenza l'8 settembre e ritorno il 12”.

Come si sviluppa la vostra attività settimanale? “Di solito facciamo una prova alla settimana quando ci sono degli impegni locali: ad esempio, per la festa del patrono che si tiene ad inizio maggio già dai primi di marzo cominciamo a provare, di solito il martedì. Spesso ci sono anche dei concerti estivi, ma quest'anno ci siamo concentrati solo sulla Polonia. Poi c'è la festa di Santa Cecilia, la terza domenica di novembre, ed il concerto di Natale: lì ci prepariamo di solito due mesi prima”.

Chi sono i protagonisti di questa magnifica e longeva avventura? “La banda si regge grazie all'apporto di ragazzi che frequentano il corso musicale organizzato dal Comune. Raramente prendiamo forze esterne. E anche se alcuni sono andati a perfezionarsi al Conservatorio o a suonare con orchestre, nelle loro possibilità partecipano ai nostri servizi. Io mi occupo della scuola di musica dal 1981 e molto spesso mi sono sentito dire dalle famiglie che sentono questo come un ambiente molto sano. Non immagini quanto mi faccia piacere sentire queste parole!” Una sorta di famiglia allargata, insomma. “Penso alla Polonia e a come, al di là della lunga trasferta, resteranno in noi le battute durante il viaggio e i momenti quasi da gita scolastica, momenti che valgono un anno intero di prove. E poi non si sente la differenza tra le varie fasce di età. Sì, c'è una forbice molto ampia ma non ci sono problemi. E i sacrifici sono gli stessi, così come le gioie”.


Andrea Braconi



PASSATO E FUTURO DI ABBANDA, LA PRIMA "MARCHING BAND" DELLE MARCHE

La prima “marching band” delle Marche Passato e futuro di Abbanda La “Mazzumaja” di Comunanza, “Festa dei folli” di Corinaldo, “Mexico & nuvole” a Belforte del Chienti, il “Ferrara Buskers Festival” fino al “Porco Festival” di Rotella: sono solo alcune delle manifestazioni che hanno ospitato Abbanda dal momento della sua formazione in poi. “Il progetto Abbanda nasce nel 2012”, spiega Paolo Luzi, presidente della stessa. “Era da un po' che avevo quest'idea in testa, finché alla festa della Pro Loco di Porto San Giorgio di quell'anno, ho ascoltato la P-Funking Band di Perugia, in quel momento ho avuto la spinta. Inizialmente avevo pensato a una sola band di percussionisti, poi è stata aperta ai fiati. Ho chiamato un mio amico del conservatorio e tramite la rete delle conoscenze si è formata la band”.

Avete tutti un trascorso all'interno di corpi bandistici? “Buona parte di noi sì, circa il 98%”, afferma Luzi che in Abbanda suona il rullante. “La maggior parte proviene da realtà bandistiche, altri sono diplomati al conservatorio”, conferma Luca Fiorelli, trombettista e presidente del Corpo bandistico di Monte San Pietrangeli “Bruno Cecchini”.

Che cosa possiede Abbanda di diverso rispetto a una banda tradizionale? L.F.: “Una banda 'classica' propone musica marciabile ma spesso si tratta di musica sinfonica o brani da 'concerto', è più incline all'esibizione 'sul posto' o con una marcia semplice, come può essere quella delle processioni. Abbanda lavora su un ritmo funky, si tratta di un tipo di musica un pochino più energica, così come i passi che creano una sorta di 'scenografia' tra le vie del paese e nelle piazze. Ci esibiamo sia sui palchi che in forma itinerante, per l'appunto. Siamo classificati come artisti di strada”.

Proprio in un festival dedicato agli artisti di strada vi esibite ogni anno. P.L: “Sì, al Veregra Street Festival di Montegranaro, siamo la band ufficiale della manifestazione”.

Qual è il prossimo appuntamento a cui sarete presenti? L.F: “Il prossimo impegno è il Clown & Clown Festival a ottobre, anche se ci sono altre partecipazioni in via di conferma”.

Quanti sono i musicisti di Abbanda? P.L: “Siamo in 15 ora, con un'età media che si attesta sui 33-34 anni”.

Tutti della provincia di Fermo? P.L. “No, c'è anche chi proviene dal Maceratese, da Montecassiano. Dal territorio fermano ci sono musicisti di Capodarco, come me, di Porto Sant'Elpidio, di Fermo”.

Come riuscite a conciliare altri impegni musicali con Abbanda? L.F: “In realtà, le bande comunali non fanno molte uscite. Spalmate nell'arco dell'anno saranno cinque o sei e per ciò che riguarda Abbanda le manifestazioni sono più concentrate nel periodo primaverile ed estivo, molto meno nei mesi autunnali e invernali”.


Silvia Ilari



MARTINA E LA JUNIOR BAND

L'amore per la musica è un qualche cosa di indefinito, che può nascere nell'animo di un bambino o svilupparsi in maniera improvvisa anche in un adulto in età matura. Sentire la musica, imparare a suonare uno strumento musicale, sono motivazioni che attengono all'intimo dell'anima di ciascuno di noi. Quindi c'è chi si esercita al pianoforte all'interno delle mura domestiche per puro diletto, c'è chi studia la musica per farne una professione della propria vita e c'è chi, magari, fin da piccolo studia la musica da banda per poter suonare in queste formazioni musicali. Sì, perché le bande pur non essendo delle orchestre sinfoniche vere e proprie, in molti casi almeno esprimono qualità e dignità musicale di prim'ordine. Tutto questo è reso possibile dalle scuole i vari corpi bandistici spesso organizzano al loro interno: le famose “Junior Band”, serbatoio giovanile per le bande vere e proprie.

Anni di studio niente affatto tenero in fatto di preparazione musicale: da soli col proprio maestro, e insieme per abituarsi a suonare in orchestra, un tripudio di percussioni, fiati, ottoni, e legni tutti insieme appassionatamente! Nascono amicizie tra ragazzi che andranno avanti tutta una vita, si fa gruppo in maniera giusta ci si impegna per un risultato comune: tutto quello che la società moderna sembra non voler insegnare più ai ragazzi.

A Porto San Giorgio oramai da anni opera una delle più organizzate Junior Band di tutto il territorio, un vero e proprio polo di formazione musicale per banda frequentato da moltissimi bambini e adolescenti. Martina Gironacci, tredici anni, suona nella Junior Band dalla quarta elementare. Ci dice: “Una passione per la musica che mi è stata trasmessa dai miei genitori che mi portavano sempre a vedere i concerti del Corpo Bandistico di Porto San Giorgio”.

Ora, nella Junior Band ha trovato la sua dimensione anche umana: lì sono i suoi migliori amici, lì ha imparato il valore del lavorare insieme per costruire qualche cosa di bello. Per il futuro, ci confessa adombrando una modestia che le fa onore, spera di poter continuare a suonare col Corpo Bandistico dei “grandi” di Porto San Giorgio. Martina suona il flauto traverso ed è molto brava in quello che fa, come del resto tutti quelli che suonano in questa formazione musicale di ragazzi.

E quando alla fine di ogni loro esibizione scrosciano gli applausi, la soddisfazione che traspare dal suo viso e da quello dei suoi amici musicisti è il compenso più giusto e bello per tanto lavoro e tanto esercizio. Bravi ragazzi, continuate a farci sognare un futuro migliore con la vostra musica e con la vostra capacità di essere uniti per costruire un mondo più armonioso.


Daniele Maiani

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