I veri campioni. Sport e disabilità: determinazione e coraggio per superare i propri limiti. Un esempio da ammirare e imitare per vivere meglio

DIVERSAMENTE SPORT: UN ESEMPIO DA AMMIRARE

Lo sport sta alla società, come l’onestà sta al lavoro. Sembrerebbero due concetti strani da accostare, ma non è così: lo sport rende palese a tutti quello che con forza di volontà, determinazione e impegno si può riuscire a fare con il proprio corpo e la propria mente, quando sono giustamente indirizzati verso uno scopo giusto e, per quanto riguarda lo sport, anche salutare e appagante. Lo stesso vale per chi lavora e agisce onestamente, dimostrando come si deve vivere e prosperare correttamente del proprio lavoro, traendone sostentamento e soddisfazione. Ne consegue che se ci si occupa di sport e si è pure delle oneste persone, la cosa diventa il massimo dei buoni esempi possibili.

Purtroppo viviamo in un’epoca in cui troppo spesso anche quella che dovrebbe essere la disciplina più corretta, basata sulla lealtà e sul principio del “vinca il migliore”, si rende colpevole di disonestà, malversazioni e imbrogli. Ma di chi si attiene ai sani e onesti principi sportivi si può dire sempre che chi pratica sport è in un certo senso una persona con una marcia in più nella vita: per lui gli ostacoli ci sono per essere superati, la parola accontentarsi sembra non fare parte del suo vocabolario, lo sportivo è contento quando è stanco morto, perché anche il più pesante allenamento è finalizzato a farti star bene: non a caso i Romani asserivano “mens sana in corpore sano”. Insomma, è un investimento per se stessi e il proprio futuro. L’equivalente nel mondo del lavoro è rappresentato da chi mette da parte una parte dei suoi guadagni per delle eventuali necessità: chi ben investe, chi semina bene, non dovrà preoccuparsi quando si dovessero presentare momenti difficili.

Naturalmente, tutto è aleatorio in questa epoca incerta, ma comunque un atteggiamento positivo e assennato può aiutare a vivere meglio. Il bello dello sport è che per essere degli sportivi veri non occorre essere degli olimpionici, delle eccellenze in qualche disciplina: si è sportivi veri quando si pratica dando il meglio di se stessi, il massimo in ogni circostanza, e la ricompensa migliore è la profonda soddisfazione fisica e morale che se ne ricava.

Chiarito questo, ne consegue che lo sport è la migliore delle medicine per l’animo e per il corpo, e il suo dover essere aperto a tutti è una esigenza che ogni società civile deve tener presente. Nessuno può e deve esserne escluso, anzi, e per questo ha un immenso valore, anche a livello di esempio, lo sport praticato da portatori di handicap: è la dimostrazione massima che la volontà non conosce ostacoli, che niente può impedire l’accrescimento di un individuo, la possibilità di estrinsecare le sue doti e il suo valore.

Per fortuna è un messaggio largamente condiviso, tanto che a fianco di quella che è la massima espressione dello sport del mondo, cioè le Olimpiadi, si tengono dei giochi altrettanto avvincenti e belli da seguire dedicati ad atleti con disabilità: ovvero le Paralimpiadi, che sono la dimostrazione della bellezza della vita vissuta all’insegna del superamento di qualsiasi difficoltà. Non c'è niente che possa fermare l’anelito a spingersi oltre i propri limiti. Le Paralimpiadi sono la dimostrazione dell’eterno anelito dell’uomo a non arrendersi davanti a nulla, sono la determinazione a spingersi oltre le proprie personali “colonne d’Ercole”. Questo è l’esempio che i disabili sportivi danno a tutta la società, un esempio forte e importante: avanti, e sempre avanti! E questo ci pare il più bell’esempio di speranza per un futuro migliore.



ANTHROPOS... PERCHE' IL SOLO ILLUMINA TUTTI! GRANDI E CRESCENTI NUMERI PER L'ASSOCIAZIONE SPORTIVA E CULTURALE DI CIVITANOVA MARCHE

L’Associazione Sportiva e Culturale “Anthropos”, con sede a Civitanova Marche, è stata fondata il 20 febbraio 1989 per promuovere ed incentivare la pratica di attività sportiva, ludica e/o agonistica, per le persone diversamente abili. In 27 anni di attività davvero tanti i ragazzi diversamente abili che, grazie ed attraverso l’Anthropos, hanno potuto svolgere attività sportiva ottenendone notevoli benefici dal punto di vista psico-fisico-relazionale e, in molti casi, ottenendo anche importanti risultati dal lato squisitamente agonistico-sportivo.

L’Anthropos gestisce corsi, presso vari impianti, nel Maceratese, nell’Anconetano e nel Fermano (tra cui piscine, palestre, bocciofile, campi sportivi), e partecipa ai vari Campionati Regionali, Nazionali ed Internazionali delle varie discipline praticate all’interno della Associazione. Tra queste atletica, nuoto, calcetto, bocce. Diversi anche gli eventi organizzati, tra i quali nel 2016 spicca l'organizzazione dei Campionati Mondiali INAS di Atletica Indoor che si terranno al Palaindoor di Ancona dal 10 al 13 marzo. Oltre alle tante attività va rimarcato l’alto numero di praticanti attività: circa 180 nella corrente stagione, provenienti per la maggior parte dai Comuni delle Provincie di Macerata e di Fermo, ma anche da quelle di Ancona, Pesaro ed Ascoli Piceno e da fuori Regione. A tutti questi si aggiungono poi i soci effettivi e dirigenti, i volontari, i familiari, i collaboratori e gli istruttori e tecnici. Una macchina perfetta, quella dell’Anthropos, ed in continua evoluzione come conferma il recente avvio dei corsi di atletica in Ancona.

I risultati sportivi ottenuti sono di livello assoluto. “Quella delle gare e delle medaglie è la “facciata” più visibile delle nostre attività – sostiene il presidente Nelio Piermattei -, ma non è l’unica. Infatti, la nostra quotidianità vive di un’attività costante di tanti bimbe e bimbi, ragazze e ragazzi, donne e uomini che, nonostante le loro difficoltà, praticano l’attività fisica e sportiva con notevoli benefici personali, sociali, di salute. Principio ispiratore dell’attività è infatti la convinzione che anche attraverso la pratica dello sport, unita alla possibilità di socializzare e di vivere emozioni nuove, si possano creare le condizioni per far acquisire al diversamente abile non solo benefici fisici, ma anche consapevolezza dei suoi mezzi, autostima, relazioni interpersonali e quindi, in sintesi, una vita migliore”.

Tutto ciò perché, come recita il motto dell’Anthropos, “Sol lucet omnibus”.

SUI GRADINI DEL PODIO - Sono innumerevoli i risultati prestigiosi ottenuti dagli atleti dell’Anthropos nel corso degli anni. Ne citiamo alcuni, partendo dalla medaglia d’oro di Assunta Legnante nel Getto del Peso alle Paralimpiadi di Londra 2012, la partecipazione alle medesime Paralimpiadi di Riccardo Scendoni, la medaglia di Bronzo alle Paralimpiadi di Pechino 2008 di Giorgio Farroni nel ciclismo, le medaglie d’oro mondiali di Ruud Koutiki nei 100m ai Global Games Inas 2011 e nei 60m e 400m ai Campionati Mondiali Inas di atletica indoor nel 2014, di Assunta Legnante ai Mondiali di atletica Ipc nel 2013 e Lione e nel 2015 a Doha, i titoli Europei degli stessi Koutiki (400m) e Legnante (peso e disco) ai Campionati Europei IPC 2014 e di Scendoni (200m) agli Europei IPC nel 2012, i due ori (200m e 400m) di Scendoni ai Mondiali IWAS 2011, le medaglie (1 oro e 2 bronzi) di Samuele Stortini ai Campionati Mondiali DSISO 2011 di nuoto, con aggiunta, da parte dello stesso Stortini, delle medaglie (1 oro ed 1 bronzo) ai Campionati Europei DSISO 2010, le 4 Coppe Italia nel nuoto, la Coppa Italia nell’Atletica, i 4 ori ed 1 bronzo (con Mario Smorlesi e Pietro Ricci) ai Giochi Mondiali Special Olympics del 2003, gli svariati titoli di Campione Italiano individuale dei portacolori Anthropos.

www.as-anthropos.it


"LA LORO FELICITA', IL NOSTRO PREMIO". LA VIRTUS NUOTO SI RACCONTA

Lo sport può abbattere qualsiasi tipo di barriere, siano esse fisiche che mentali ed il nuoto è da sempre considerato uno degli sport più completi in quanto permette di attivare contemporaneamente un gran numero di muscoli, di fasce muscolari e non solo, anche la mente. Tale attività può infatti rappresentare un'occasione di svago, e a volte, di affermazione sociale. L'acqua facilita il mantenimento dell'attenzione condivisa e congiunta, offre intense stimolazioni sensoriali, facilita la gestione degli aspetti emotivi, stimola la capacità di coordinamento e motoria. Ne sanno qualcosa i giovani sportivi della Virtus Nuoto Fermo i quali hanno fatto dell'acqua la loro forza. Hanno dai 12 ai 35 anni e la loro disabilità fa capo alla sindrome di down o al ritardo psichico, ma ciò non impedisce loro di fare squadra e salire ripetutamente sul podio.

“Il primo contatto dei nostri figli con la piscina comunale - ha raccontato la mamma Maria Rita Felici - è avvenuto fin da piccoli, in qualche caso anche grazie al servizio del Centro di Riabilitazione Montessori di Fermo, poi la nuova gestione della piscina comunale dal 2014 ha spronato i ragazzi a partecipare alle prime gare in acqua ed ha infine aperto loro le porte alle gare di caratura regionale e internazionale”.

La squadra è iscritta alla FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Relazionale) che è la Federazione sportiva paralimpica cui il CIP (Comitato Italiano Paralimpico) ha demandato la gestione, l'organizzazione e lo sviluppo dell'attività sportiva per gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale. In piscina due sono i settori nei quali, questi speciali atleti, possono dare il meglio di se stessi. Quello di “avviamento” è dedicato ai principianti o a coloro che non sanno ancora nuotare, la lezione è individuale e l'allenamento dura circa un'ora. Poi c'è il “gruppo sportivo vero e proprio” che si allena due o più volte a settimana e che partecipa alle gare nazionali. Praticano tutti e quattro gli stili: libero, dorso, farfalla, rana. I ragazzi vengono seguiti da un personale altamente qualificato e dal prof. Cosimo Crucinio, laureato in Scienze Motorie. Hanno conquistato moltissime medaglie a Monza, Lucera, Napoli e Loano e sono ansiosi di raggiungere nuovi traguardi a Saronno, Bressanone e agli Special Olympic. Gareggiare offre ai nostri figli uno stimolo in più e in questo caso, ciò che conta davvero non è l'obiettivo, bensì l'adrenalina e le emozioni che si sprigionano in loro il giorno prima dell'evento e il sorriso che resta indelebile sul loro volto.

“A sostenere i ragazzi è l'Associazione di Promozione Sociale 'Una Parte del Mondo' composta dagli angeli custodi degli intrepidi nuotatori, le loro mamme e i loro papà”, conclude dicendo la Felici, nonché Presidentessa dell'Associazione. “Si tratta di un’associazione di sostegno e di aggregazione che si occupa non solo dell'organizzazione delle trasferte per la stagione sportiva, ma anche per dar vita ad attività extra-sportive al fine di far uscire i propri figli dall'isolamento, farli socializzare e renderli felici. A dimostrazione di ciò, grazie al musical 'Accendiamo una lampada' organizzato dall'Associazione di volontariato Favolare, la nostra organizzazione ha potuto acquistare un equipaggiamento il quale permetterà ai nostri nuotatori di identificarsi ancor più in una vera e propria squadra”.


Federica Balestrini



PALLAVOLO (DAVVERO) PER TUTTI. NASCE A FERMO LA PRIMA SQUADRA DI SITTING VOLLEY

Giocare a pallavolo stando seduti a terra. Rete più bassa e campo più piccolo; per il resto tutto uguale: sei giocatori per parte e stesse regole della pallavolo tradizionale. Si chiama sitting volley lo sport che consente a disabili e normodotati, uomini e donne, senza limiti di età, di confrontarsi insieme sui campi da gioco. Una disciplina nata in Olanda a metà degli anni '50, ma approdata in Italia solo di recente. Da qualche anno la Scuola di Pallavolo Fermana sta portando questo sport nelle scuole elementari della città. Adesso, però, è arrivato il momento di fare il salto: formare una vera squadra, la prima nelle Marche, in grado di partecipare ai campionati nazionali che stanno nascendo proprio in questo periodo.

“Un progetto di integrazione, ma anche sportivo e agonistico”, l'ha definito il coordinatore Lorenzo Giacobbi. Perché la Scuola di Pallavolo Fermana vuole fare le cose per bene. Così, si affiderà a due atleti di spessore: Federico Ripani e Riccardo Scendoni, che faranno entrambi parte del team. Il primo, un passato da calciatore, è membro della nazionale italiana di sitting volley (composta da soli atleti disabili). Il secondo, ex pallavolista, ha ottenuto importanti risultati nell'atletica paralimpica, laureandosi più volte campione italiano ed europeo.

Tante le qualità di questo sport. Innanzitutto mette sullo stesso piano disabili e normodotati, abbattendo quelle barriere, spesso mentali, che la mancanza di un arto o la presenza di una protesi possono creare. Poi il fatto di essere economico: per chi è disabile, infatti, non è sempre facile scegliere uno sport da praticare, a causa dei costi delle attrezzature che, in questo caso, non esistono. Il beneficio può essere anche psicologico: il clima di condivisione può infatti aiutare i disabili ad accettare più serenamente le proprie difficoltà. Gli allenamenti sono partiti a metà gennaio. Per ora sono una decina le persone che, due sabati al mese, si ritrovano alla palestra del Coni. Ma l'entusiasmo degli organizzatori sembra contagioso, la voce si sta spargendo ed è arrivata fino a Cesena da dove qualcuno è partito per prendere parte agli allenamenti.

“Per noi - dice Giacobbi - era importante iniziare. Ora che l'abbiamo fatto, vogliamo andare avanti. Il nostro obiettivo è creare una squadra che possa partecipare ai campionati italiani di sitting volley. Abbiamo anche altri progetti: vorremmo coinvolgere le strutture riabilitative e le scuole, e diffondere un messaggio di inclusione”.

Tel. 340.7974862 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Scuola Di Pallavolo Fermana


Francesca Pasquali


UN CALCIO AI PREGIUDIZI. LEATTIVITA' DELL'A.C. MARCHE 2000 E DELL'ASSOCIAZIONE CONTROLUCE

A volte è il caso a metterci lo zampino. Così può capitare che un ex portiere professionista venga invitato a partecipare a una partita di calcetto. Lui, che con il cuore il rettangolo verde non l'ha mai abbandonato, subito accetta. Quello che ancora non sa è che ad aspettarlo ci sono sei ragazzi non vedenti, diretti ad Empoli per una partita molto particolare. Inizia così un'avventura che va avanti da oltre dieci anni.

Quell'uomo, il portiere, è Mariano Ciarapica, presidente dell'Associazione Controluce, nata a Sant'Elpidio a Mare poco più di un anno fa per sostenere le attività dell'A.C. Marche 2000. Il calcio a 5 per non vedenti è uno sport a tutti gli effetti, che in Italia ha un suo campionato e una Nazionale (il presidente dell'A.C. Marche 2000 Simone Giacomelli fa parte della Nazionale, ndr) che partecipa agli Europei e lotta per qualificarsi alle Paralimpiadi. Tranne i portieri, tutti gli altri giocatori sono non vedenti che corrono dietro ad un pallone sonoro cercando di far centro nella porta avversaria. Le squadre possono essere maschili, femminili e miste; l'età va dai 14 ai 50 anni.

“Mio marito - dice la vicepresidente dell'Associazione Controluce Manuela Baldoni - è rimasto molto colpito da quell'esperienza. Così abbiamo deciso di cominciare a seguire più da vicino questi ragazzi e non ci siamo più fermati. I nostri fine settimana sono dedicati a loro: per le trasferte noleggiamo un pulmino e attraversiamo l'Italia; siamo arrivati anche a Sanremo e Siracusa. E' la passione che ci spinge a farlo e le giornate che viviamo insieme a loro ci ripagano di ogni sforzo”.

Quest'anno il campionato è partito in ritardo, a causa delle difficoltà economiche delle squadre. “E' una situazione che accomuna tutte le squadre del nostro campionato. Il problema è che questi sport sono poco conosciuti e di conseguenza poco seguiti. Io stessa prima di intraprendere questa esperienza non ne sapevo nulla, neppure che dei ragazzi non vedenti potessero giocare a pallone e a tanti altri sport. Il fatto è che assistere a una partita di calcetto tra non vedenti non è facile, le emozioni sono tante ma, se si riesce ad isolare il fattore handicap, quelli che vedi sono atleti, felici di conquistare una giornata di normalità”.

A sostenere la causa dell'Associazione Controluce, in primavera arriverà la Nazionale italiana attori. Il 24 aprile lo Stadio Montevidoni di Sant'Elpidio a Mare ospiterà un quadrangolare di calcio a 5 che vedrà impegnate due squadre di attori, una di assessori del Comune e una di commercianti locali. Prima delle gare i ragazzi non vedenti daranno prova delle loro abilità sportive. L'incasso sarà devoluto in beneficenza.

Tel. 393.1416407 - "CONTROLUCE" Associazione di volontariato - A.C.Marche 2000

Francesca Pasquali



LA SCHERMA IN CARROZZINA E' SOLO A FERMO. INTEGRAZIONE FRA DIVERSAMENTE ABILI E NORMODOTATI ALL'ACCADEMIA DELLA SCHERMA

Cosa vuole dire per una persona disabile riuscire a praticare uno sport? Cosa significa per la struttura sportiva che la ospita, quando giusto fuori dalla porta della palestra le barriere architettoniche sono ancora realtà? Significa favorire la partecipazione di ragazzi disabili a corsi completamente gratuiti e soprattutto farli allenare insieme ai normodotati. All'Accademia di Scherma di Fermo, in via Ugo Foscolo 15, Leonardo, di 17 anni, ha iniziato a praticare la scherma due anni fa, continua ad allenarsi per il terzo anno consecutivo partecipando anche a competizioni a livello agonistico ed è anche l'unico atleta in tutta la regione a farlo.

"Nella sua categoria, in Italia, ci saranno una quindicina di ragazzi. Non sono tantissimi”, ci spiega Carlo Millevolte, uno degli istruttori. “Non tutti sanno che un atleta disabile in carrozzina può fare sport anche ad alti livelli. Molti escono dall'Unità spinale di Perugia, dove gli insegnano 8/10 sport, ma una volta fuori non sanno dove andare per praticarli. Questa è l'unica palestra nella regione dove si fa scherma per disabili. Stiamo cercando di promuovere il progetto 'Tutti in guardia' che prevede lo svolgimento di corsi di scherma in carrozzina completamente gratuiti anche a partire dai centri di terapia".

Tra l'altro, non è detto che si debba stare in carrozzina, anche atleti con protesi (ad esempio alle gambe) possono gareggiare a livello agonistico e le competizioni si svolgerebbero in carrozzina. Gli atleti della palestra partecipano a gare regionali o internazionali da subito: si parla di alti livelli di competizione. Inoltre, la federazione organizza anche gare integrate in cui si iscrivono sia disabili che ragazzi in piedi. Venti gli anni di attività dell'associazione, all'interno della quale ci sono tra 80 e 90 corsisti che per il 60% sono bambini, più qualche adulto. I corsi offerti sono cinque: motricità (bambini da 3 a 5 anni), avviamento alla scherma (dai 5 anni in su), scherma olimpica e paralimpica, con attività agonistica (Under 14, Under 20 e Assoluti), scherma in carrozzina e scherma per adulti principianti. Lo staff tecnico al completo è composto dal responsabile tecnico Fabio Castori e dagli istruttori Carlo Millevolte, Mirko Capponi, Silvia Gdowska, Giulia Antonini e Carol Pucci.

Qual è il tipo d'investimento che la struttura si trova ad affrontare per permettere all'atleta in carrozzina di allenarsi? "In questo caso la pedana che assicura a terra la carrozzina costa 5 mila euro ed è omologata dalla Federazione, mentre la carrozzina da competizione costa 2.500 euro. Gli investimenti maggiori siamo riusciti a realizzarli grazie a sponsorizzazioni o donazioni, ringraziamo Madi Service per la carrozzina mentre la pedana è stata acquistata grazie al contributo della Solgas".

Cosa significa per un ragazzo in carrozzina praticare la scherma e partecipare alle competizioni? "Leonardo non aveva mai praticato nessun tipo di sport; è stato riappropriarsi della vita anche a livello sociale allenandosi tre volte a settimana insieme a tutti gli altri ragazzi (una cinquantina quelli che si allenano con lui), durante gli stessi orari e non da solo. Poi ci sono le gare: gareggia negli Assoluti, dato che nella scherma in carrozzina non c'è suddivisione per età ma per categoria (A, B, C), lui è stato classificato in A la più elevata. Lo scorso anno Leonardo ha partecipato ad una prova di Coppa del Mondo a Pisa e con molta probabilità ripeterà l'esperienza anche quest'anno. Di recente ha preso parte al Campionato Nazionale Italiano di Scherma, nella prima prova degli Assoluti che si è tenuta a Como è arrivato quarto, ora è reduce dalla seconda prova a Busto Arsizio lo scorso 31 gennaio dove è riuscito a piazzarsi sesto, in una competizione alla quale hanno partecipato anche 4 degli atleti della Nazionale che saranno a Rio per le prossime Olimpiadi".

Nel frattempo, in attesa della terza prova, Leonardo continuerà ad allenarsi con gli altri ragazzi che si siederanno in carrozzina di fronte a lui per giocare un'altra partita in punta di fioretto senza esclusione di colpi, con la stessa grinta e la stessa determinazione di ogni competizione che si rispetti.


Serena Murri



NON SI FERMA LA CORSA DI FILIPPIDE. L'ASUR NEGA I FONDI, L'ASSOCIAZIONE NON SI ARRENDE E ORGANIZZA LA PRIMA BLU RUN

Continuano a correre i ragazzi di Filippide del Fermano. Nonostante le difficoltà e le promesse non mantenute. L'associazione nata nel 2011, con il tempo è riuscita a ricavarsi un suo spazio tra le realtà sportive locali. Per quelli che ancora non li conoscono, basti sapere che questi ragazzi “speciali”, affiancati da instancabili volontari, si ritrovano tre volte a settimana per correre. Quando il tempo lo permette, all'aperto, altrimenti al chiuso. Sono soprattutto ragazzi autistici, ma ci sono anche persone con la sindrome di down e altre con difficoltà intellettive e relazionali.

Non si limitano ad allenarsi, però, questi ragazzi. Amano anche gareggiare. E lo fanno, con successo, partecipando ad iniziative sportive locali e nazionali, fianco a fianco con persone “normali”. Perché è proprio questo lo spirito di Filippide: annullare, almeno per qualche ora, la diversità, quel muro che la malattia da una parte e l'ignoranza e la paura dall'altra, creano. Con il tempo l'associazione è cresciuta. Gli allenamenti settimanali sono diventati quattro e i ragazzi che vi partecipano quindici. Per le loro famiglie Filippide è divenuta una realtà importante. L'attività fisica ha infatti effetti molto positivi su questi ragazzi, riduce la loro aggressività e così la quantità di medicine che assumono.

Fin qui tutte bene. Ma, come accade in quasi tutte le storie, arriva l'intoppo. Che in questa è una promessa non mantenuta. O meglio un protocollo d'intesa firmato (carta canta) lo scorso 18 maggio da alcune istituzioni locali (Provincia di Fermo, Ambiti Sociali 19 e 20, Area Vasta 4 e Asd Filippide) per la realizzazione del progetto Centro Sportivo Diurno “Officina Filippide del Fermano”: un luogo dove questi ragazzi possono svolgere quotidianamente attività sportive e non solo. Al momento della firma, l'Asur si è impegnata a mettere a disposizione di Filippide 10 mila euro.

Contando su questi soldi, i volontari dell'associazione hanno aumentato il numero degli allenamenti e allargato le attività a un maggior numero di ragazzi e, di conseguenza, di volontari. Poi la doccia fredda: i soldi non arriveranno. Perché? Lacune formali nel protocollo, recita la motivazione. Un passo indietro, per Filippide, oltreché un mancato riconoscimento dell'utilità che questa associazione svolge.

Contattato per dei chiarimenti sulla questione, il direttore dell'Area Vasta 4 Licio Livini (che a luglio ha preso il posto di Alberto Carelli, firmatario del protocollo) non ha voluto rilasciarci dichiarazioni. L'unica campana disposta a suonare è dunque quella della presidente di Filippide del Fermano Cinzia Spataro. “Non capiamo le motivazione di questo assurdo cambio di direzione”, dice. “Il protocollo è stato predisposto da quegli stessi soggetti istituzionali che poi l'hanno firmato, e se c'è davvero qualche problema, allora sarebbe dovuto emergere subito. Contavamo su quei soldi per garantire continuità ed accrescere la nostra attività di volontariato. Abbiamo inviato una lettera al direttore Livini chiedendogli un ripensamento; anche i sindaci di Fermo e Porto Sant'Elpidio si stanno muovendo per capire cosa sia successo. Speriamo che la questione si possa risolvere nel migliore dei modi, nel frattempo, proprio per dimostrare che crediamo in quello che facciamo, abbiamo deciso non arrenderci, grazie anche all'aiuto di alcuni privati che credono in noi”.

Così, domenica 3 aprile Filippide del Fermano organizza a Porto Sant'Elpidio la prima Blu Run, una gara podistica nazionale di 10 km aperta a tutti, a cui parteciperanno le società sportive marchigiane e le scuole del Fermano e a cui sono state invitate le delegazioni regionali di Filippide. La manifestazione sarà inserita nel calendario regionale della Fidal (Federazione italiana di atletica leggera). Oltre alla gara, nella mattinata si terrà anche una passeggiata di 3 km.

La sera del 2 aprile, giornata mondiale autismo, ci si ritroverà invece al Teatro delle Api per uno spettacolo. Durante la serata le delegazioni di Filippide porteranno le loro testimonianze. “Vogliamo unire – spiega Cinzia Spataro – l'aspetto sportivo a quello culturale e di sensibilizzazione. Forse la sera del 2 ci sarà anche Neri Marcorè. E' a lui e a Claudio Baglioni che dobbiamo la nostra associazione (i due artisti hanno devoluto a Filippide il ricavato di uno spettacolo tenuto a Porto Sant'Elpidio nel 2012, consentendo così all'associazione di avviare la sua attività, ndr)”.

Tel. 389.0594619 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - http://filippidedelfermano.wix.com - Filippide del fermano


Francesca Pasquali



A PORTO SAN GIORGIO LA RINASCITA HA LA FORMA DI UNA VELA. CRESCE L'ATTIVITA' DELL'ASSOCIAZIONE SPORTIVA LIBERI NEL VENTO

Nel 2002 nasce l'Associazione “Liberi nel vento” con la finalità di avvicinare i disabili allo sport della vela, promuovendo il turismo nel territorio, organizzando regate e incontri per gli appassionati dall'Italia, ma anche da tutto il mondo.

“Quest'anno il campionato nazionale per la classe 2.4mR si svolgerà a Porto San Giorgio, dal 31 agosto al 4 settembre”, afferma Fabio Mariani, segretario dell'associazione e atleta. Inoltre, il 15 aprile prenderà il via il Campionato sociale 2016: “Ne esistono diverse tipologie: sociali, di zona, nazionali”, sottolinea. I campionati sono aperti sia ai normodotati che ai disabili, in quanto la “2.4”, l'imbarcazione scelta per le gare, può essere utilizzata da tutti. Attualmente la flotta sangiorgese è composta da dieci elementi ed “è una delle più numerose”.

Di recente, al gruppo si sono uniti ragazzi, anche minorenni, con handicap e non, che partendo da un'imbarcazione più semplice da gestire, passeranno poi alla 2.4 “più tecnica”, specifica Mariani, precisando che “diverse persone si sono succedute: c'è chi viene per un periodo, chi per anni, chi c'è da sempre. Io stesso - dice - sono arrivato in un secondo momento, successivo all'apertura dell'associazione”.

In che periodo si svolgono le vostre attività e dove? “La nostra sede operativa è alla Marina di Porto San Giorgio, ovvero il porto turistico. Solitamente, ai primi di marzo, si inizia a fare la manutenzione delle barche, a metterle in acqua e si inizia a uscire. Fino a novembre inoltrato si può andare in mare, finché le condizioni lo permettono. Sono sempre presenti un istruttore e un gommone di appoggio”.

Liberi nel vento offre due tipologie di corsi: uno velico, di base, l'altro di avviamento all'agonismo. “Nel primo ci si occupa della conoscenza dell'imbarcazione: i tipi di vele, di vento, l'andatura, ecc. Questi approcci vengono seguiti da un istruttore. Il secondo è dedicato al passaggio all'agonismo. Il bello del gruppo sportivo è che, gareggiando in campionato, si fanno diverse trasferte. Tante sono le 'basi' che ospitano le regate: dall'area di Genova a quella di Napoli, fino a Jesolo, Venezia e alla Sardegna, l'ultima in ordine di adesione. Qui, durante il campionato nazionale erano presenti 30 barche. Quando ci sono stati i Mondiali a Porto San Giorgio (nel 2012 n.d.r.), le barche erano più di 100. C'erano canadesi, finlandesi, inglesi...”.

Eventi che sono anche occasioni di socializzazione. “Sì, capita di vedersi più volte l'anno regolarmente con 40-50 persone nelle varie tappe. Andare in un posto per una regata significa soggiornare in un luogo, condividere il mare, ci si ritrova anche la sera a cena, si parla di problemi quotidiani che vanno al di là della vela stessa”.

Una sorta di “terzo tempo” della vela, insomma, come nel rugby. “La parte conviviale dopo le gare è notevole, si cementano delle amicizie con persone che condividono gli stessi interessi, gli stessi impegni”.

Nell'ambito sangiorgese di Liberi nel vento che ruolo ha la condivisione? “Quando uno entra in un circolo come questo, entra in una famiglia in realtà. Oltre al team agonistico, intorno all'associazione ruotano volontari e soci sostenitori quindi; a livello umano si crea un legame stretto. Nella mia vita è stato un apporto positivo, mi ha permesso di stringere nuove amicizie. Per me è stato un piacere tornare in acqua, prima del mio incidente praticavo il windsurf, il mare di nuovo, vivere emozioni simili, è stato bellissimo”.

www.liberinelvento.it.

Silvia Ilari

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