Quello che le donne

DONNE, DU DU DU...

Popolo strano gli Italiani o, almeno, certuni: stanno pensando (seriamente) a cambiare la Costituzione, parlano (un po’ meno seriamente…) di diminuire gli sprechi, le ruberie, di cercare di ripulire la vita sociale dai lestofanti, e poi, su altrettante cose che contano, quelle che riguardano comportamenti da sanzionare talmente lapalissiani che non dovrebbero neppure aver bisogno di essere messi nero su bianco...., niente! Verrebbe da dire che sembra che si sia ritornati all’asilo o alle elementari di una volta: maschi contro femmine. Tutti se lo ricordano questo atteggiamento di buffa e poco convinta superiorità ostentato dagli ometti nei confronti delle femminucce. Ma era più un atteggiamento che altro, anche perché l’aggressività era quasi sempre assente e poi le femminucce di una volta sapevano e potevano difendersi egregiamente da sole. Spesso, le bande dei vicolari di una volta erano capitanate proprio da femmine: indubbio retaggio di un sistema sociale e familiare che era sì patriarcale, ma in cui la vergara contava quanto, se non più, del vergaro.

Mutatis mutandis, con lo sgretolarsi di quell’assetto sociale, con certe prese di coscienza e certi conseguenti ribaltamenti dei ruoli, il rapporto uomo-donna si è fatto sempre più conflittuale fino ad assumere una piega da psicanalisi: la Madre, la Moglie, la Sorella, la Figlia che escono dai ranghi assegnati loro dalla propria appartenenza di genere? Inconcepibile! E allora giù con conflittualità a palate, a doppio senso: maschi contro femmine e viceversa, l'un contro l'altro armati. Fino alle più estreme e tragiche conseguenze che vedono vittime, per la maggior parte, proprio le donne: vittime dei resti malati di una società patriarcale che ha rappresentato da sempre la cultura dominante. E, paradossalmente, tramandata da sempre ai figli maschi proprio dalle madri, ovvero quelle donne che poi ne diventano vittime. Una strada terribilmente in salita quella dell'universo femminile, prima per vedere riconosciuta la parità dei diritti fondamentali con l'uomo, poi per avere una parità sociale in tutti i campi del vivere umano: dal diritto al voto, al lavoro, alla parità di trattamento economico, tanto per fare qualche esempio; e la strada per arrivarci è ancora lunga.

Sotto sotto, quello che vige tuttora, strisciante nelle coscienze maschili, è il concetto di proprietà nei confronti della donna, o almeno di inferiorità: sintomo di un ambiente culturale dove, quando va bene, i diritti delle donne sono stati fatti valere attraverso dei sistemi sociali di “protezione” dell'universo femminile, quasi le donne fossero appunto una specie protetta: vedi le famose “quote rosa”, la necessità di obbligare i partiti a mettere nelle liste una percentuale di candidate donne. E se non è sintomatico questo… Se non si arriva a capire, a pensare, a credere fermamente che il mondo è popolato da esseri umani e basta, che la differenza di sesso è un fatto di fisiologia e non di una assurda pretesa di supremazia di un sesso sull'altro, sarà difficile, molto difficile trovare una via d'uscita da questo stato di cose.

E mentre la società attraverso i media, mette sotto gli occhi di tutti i “femminicidi” che sono i risultati finali, eclatanti e orribili di questo stato di cose, nulla o quasi si fa per cambiare questa situazione. Cultura, educazione al rispetto dell'altro, capacità di vivere e convivere alla pari ogni aspetto della vita privata e sociale, sono cose che si imparano, si trasmettono con l'esempio e con l’insegnamento, e in questo le scuole dovrebbero svolgere un lavoro di frontiera. E non è più possibile procrastinare, bisogna fare in fretta: ogni femminicidio in più è un marchio a fuoco sulle coscienze di tutti.


Daniele Maiani



IL NOSTRO IMPEGNO PER LE DONNE. E CON LE DONNE

Sicuramente, in termini numerici, cambiamenti negli ultimi anni se ne sono visti. Ma il lavoro da fare è ancora molto, in ogni ambito delle istituzioni pubbliche. “Da un lato c'è stato un rinnovo nel Parlamento - spiega Meri Marziali, Presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Marche - dall'altro mi piace evidenziare come, oltre al Partito Democratico che ha già l'obbligo dell'alternanza di genere nelle liste, complessivamente anche gli altri partiti si stiano muovendo su questo fronte. A mio avviso le normative nazionali hanno messo dei punti fermi rispetto alla partecipazione delle donne”.

Restano però profonde disuguaglianze. “La diseguaglianza di cui oggi si parla, anche nel mondo del lavoro, è perché c'è stata una mancanza delle donne nei processi decisionali, con scelte che sono state fatte dagli uomini. Ma chi meglio di una donna sa quali possano essere le politiche da mettere in campo per migliorare la qualità della vita delle stesse donne? E penso alle professioni, alla salute e a tante altre materie”.

Su quali cardini si sviluppa la vostra attività come Commissione? “Sono molteplici. Innanzitutto, da un punto di vista culturale. Iniziative che servono a smuovere l'attenzione rispetto alla pari dignità e alla partecipazione delle donne in diversi contesti. Poi c'è l'impegno contro la violenza di genere, soprattutto portato negli ambienti scolastici nei confronti delle nuove generazioni. Soltanto in quest'ultimo mese abbiamo partecipato a tantissime iniziative con gli studenti e questo significa che qualcosa si sta muovendo. Insomma, è un buon sintomo”.

Restando sul tema della violenza di genere, che situazione vive la nostra regione? “Il rapporto della Regione Marche ci dice che si è abbassata la classe di età delle vittime, ma al contempo c'è un maggior numero di giovani donne che ha fatto riferimento ai centri antiviolenza. Probabilmente vuol dire che nelle nuove generazioni c'è maggiore consapevolezza della necessità di reagire rispetto a queste situazioni e il nostro compito è dare loro gli strumenti giusti. Occorre capire che la violenza non è un fatto privato, ma che va affrontato facendosi aiutare dalle istituzioni e dalle reti pubbliche e private”.

E dei centri antiviolenza si comincia a parlare con maggiore attenzione, anche da parte dei media. “È vero, ma nel Fermano occorre lanciare nei prossimi mesi un lavoro per creare una rete territoriale. Ci sono realtà come Pesaro e Ancona dove già questo funziona, invece qui ancora manca, ogni istituzione fa una parte che gli compete ma senza dialogare con le altre. Quindi, ci siamo prese l'impegno come Commissione regionale e Commissione provinciale di lavorare affinché questo si concretizzi anche nel nostro territorio”.


Andrea Braconi



COME DIFENDERSI DALLA VIOLENZA, IL RUOLO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA

Il punto sulla violenza di genere passa inevitabilmente per i dati forniti dai centri antiviolenza e dalla consapevolezza che tale violenza non si manifesta di più rispetto a ieri ma emerge di più, grazie a donne che si ribellano e sono meno disposte a subire rispetto al passato. "I delitti efferati accadono quando la donna inizia a reagire", commenta Laura Gaspari, operatrice di accoglienza e responsabile dell'Associazione On the Road.

A partire dal 2009, anno in cui i centri antiviolenza Percorsi Donna sono nati, fino ad oggi nel Fermano sono state 307 le donne che complessivamente sono passate per i centri antiviolenza. La maggior parte dei contatti passano dal numero verde Percorsi Donna 800.215809 che resta strumento più utilizzato. Un numero minore di contatti avviene tramite il numero nazionale 1522. In base ai dati, relativi a gennaio-dicembre 2015, sono in tutto 54 le donne che hanno effettuato l'accesso al Centro Antiviolenza. Di queste 26 sono state prese in carico ovvero hanno iniziato un percorso, alle quali si aggiungono 7 donne che ricevevano supporto già dall'anno precedente. Un totale di 33 donne che hanno usufruito del servizio del Centro nel 2015. Altre 28 si suddividono in: 14 primi accessi esclusivamente telefonici per raccogliere informazioni, 5 donne inviate ad altri centri per competenza territoriale, 9 che non avendo subito violenza sono state destinate ad altri centri competenti. I primi contatti sono avvenuti, per l'81,5% dei casi, tramite telefono, in seguito ai quali sono stati effettuati 30 colloqui di prima accoglienza necessari all'analisi delle richieste.

Durante il periodo preso in esame, sui 54 accessi, 34 utenti hanno contattato personalmente il centro, negli altri casi possono averlo fatto tramite familiari, conoscenti, forze dell'ordine e assistenti sociali. La maggioranza è di nazionalità italiana; quasi tutte risiedono nel territorio della provincia di Fermo, fra Porto Sant'Elpidio, Sant'Elpidio a Mare, Porto San Giorgio, Fermo, Montegiorgio e Montegranaro. La fascia d'età più colpita riguarda donne fra i 39 e i 49 anni e di scolarità medio-alta, 15 in possesso di diploma e 4 laureate e il loro status occupazionale è prevalentemente di lavoratrici dipendenti. Nella stragrande maggioranza dei casi il tipo di violenza subita è quella fisica e psicologica, seguite da quella economica (intesa come soggezione della donna nell'ambito delle finanze familiari) e sessuale (erroneamente non sempre percepita come tale).

Anche dopo l'inizio del percorso di allontanamento, la violenza sfocia in quello che è un fenomeno emergente, lo stalking. La degenerazione del rapporto in violenza coincide di solito con la perdita di controllo dell'uomo sulla donna. La figura del maltrattante è sempre conosciuta dalla donna - in genere è il marito, il compagno o un ex - di età compresa fra 39-49 anni. Un fenomeno preoccupante è quello della violenza assistita da parte dei figli che, influendo sulla sfera emotiva e psicologica, li metterà nella condizione di atturare comportamenti violenti (bullismo) o di subirli. Quanto ai dati inerenti all'anno in corso, le cifre non sono ancora definitive ma si può già parlare di aumenti sensibili.

Gli orari e gli sportelli dei centri antiviolenza: martedì 9-14 Villa Murri - Porto Sant'Elpidio; mercoledì 9.30-13.30 PAT viale Marconi, 14 - Sant'Elpidio a Mare; giovedì 9.30-13.30/14.30-17.30 Ambito XIX Piazzale Azzolino, 18 - Fermo; venerdì 9-14/14.30-17.30 PAT viale Marconi, 14 - Sant'Elpidio a Mare. Da poco è stata aperta una sede a Comunanza, messa a disposizione dall'Ambito 24, alla quale è possibile accedere solo tramite appuntamento al numero verde.


Serena Murri



AVVOCATO... UN LAVORO PER DONNE?

Per un focus sulla professione dell'avvocato dal punto di vista femminile, a fornirci un intervento autorevole è l'avvocato Francesca Palma, prima donna divenuta presidente dell'Ordine degli Avvocati di Fermo. È stato il suo interesse multiforme a guidarla nella sua carriera, partita con la passione per il diritto civile, passata per il diritto commerciale e penale e che l'ha portata ad essere punto di riferimento per lo svolgimento di questa professione. Il 27 ottobre, inoltre, è stata eletta da tutti i delegati degli avvocati marchigiani all'Ocf (Organismo congressuale forense) nazionale dove rappresenta tutti gli avvocati, uomini e donne. Così ha commentato il nuovo incarico: "Siamo una realtà sicuramente evoluta e in linea con le medie europee".

Il 28 ottobre è stata un'altra giornata particolare per l'avvocatura al femminile nelle Marche: ad Ancona, nel foro più grande è stata eletta come presidente Serenella Vacchiocchio, mentre a Macerata, che è il secondo foro della regione, Cristina Ottavianoni. "Essere Presidente dell'Ordine, con un direttivo composto da 11 membri, di cui 5 donne e 6 uomini – spiega l'avv. Palma – significa anche occuparsi della legge professionale, della deontologia. Ho iniziato come consigliere e poi come segretaria. Non è che volessi diventare presidente, lo sono diventata con stupore e spinta dai colleghi uomini che devo ringraziare".

Quanto contano le quote rosa? "Servono soprattutto a far emergere la rappresentanza femminile laddove è meno numerosa. A Fermo l'Ordine degli Avvocati è stato il primo a superare il 50% di donne. Le quote rosa sono state una conquista per il mondo femminile. Ero già in questo ambiente prima che ci fossero e in quel tempo sono diventata presidente dell'Ordine, però devo dire che aiutano molto. All'epoca la legge non prevedeva l'elezione con l'equilibrio di genere, adesso invece come avvocati abbiamo una legge molto avanzata che prevede l'equilibrio di genere e l'istituzionalizzazione dei Comitati Pari Opportunità e una rete che funziona, è una legge piuttosto avanzata nella tutela del genere".

Qual è l'obiettivo non ancora raggiunto dall'avvocatura femminile? "Rimuovere ostacoli oggettivi all'accesso alla professione che per le donne presenta maggiori difficoltà. A parità di età e di esperienze, gli avvocati donna hanno sempre un reddito inferiore e ci rimproverano di essere numericamente troppi e di avere delle iscrizioni 'parcheggio'. Attualmente sono 690 gli avvocati iscritti all'albo. Con l'introduzione delle nuove normative, abbiamo avuto molte cancellazioni all'albo, nel 2015 ci sono state 24 cancellazioni, di cui 7 uomini e 17 donne. La nuova legge professionale, in vigore dal 2012, ha creato criteri per far rimanere iscritti solo coloro che effettivamente svolgono la professione, lasciando aperta ai giovani questa possibilità".

Per la tutela della donna quali sono stati i passi più significativi? "Nel cambio di mentalità che si osserva anche nelle generazioni più giovani. Anche se a volte lo danno per scontato, non si rendono conto della fatica fatta per raggiungere le posizioni di parità, ancora non totale, che abbiamo. Passi avanti sono stati fatti anche nella normazione verso la tutela di questa mentalità di normalità. Ci vuole parità ma anche diversità, che vuol dire mantenere la nostra mentalità e il nostro modo di essere femminile che deve essere differente perché lo è naturalmente".


Serena Murri



UN SEGNALE FORTE CONTRO LA VIOLENZA

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne dello scorso 25 novembre, ricorrenza, ricordiamo, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, il Comune di Porto Sant’Elpidio - Assessorato alle Pari Opportunità - con deliberazione della Giunta Comunale del 23 novembre 2016 - ha aderito alla Campagna Nazionale del Fiocco Bianco, promossa da vari anni in Italia dall’Associazione Artemisia di Firenze ed è il simbolo dell'impegno personale maschile a "non commettere mai, a non tollerare e soprattutto a non rimanere in silenzio di fronte alla violenza contro le donne", affinché la lotta contro il maltrattamento sia una battaglia che impegni uomini e donne alla ricerca di modalità di rinnovamento sociale che possa cambiare i presupposti stessi che costruiscono il terreno di cui la violenza alle donne si nutre.

La Campagna del Fiocco Bianco ha dimostrato un efficace potere di sensibilizzazione ed azione centrato su una presa di responsabilità individuale sulla violenza alle donne ed ha avuto un consistente e qualificato numero di adesioni; all’iniziativa hanno risposto studenti, insegnanti, amministrazioni locali, istituzioni, associazioni e singoli dimostrando come una semplice idea di partecipazione e cambiamento può contare sul sostegno di coloro che desiderano diventare veicoli di messaggi positivi contro la violenza alle donne.

Alla Campagna hanno aderito già numerose amministrazioni ed enti locali , tra cui la Regione Marche, la Regione Toscana, Regione Campania, Province di Firenze, Milano, Cagliari, Rovigo, Napoli, Massa Carrara e Perugia, oltreché numerosi Comuni, Commissioni per le Pari Opportunità, Associazioni di promozione sociale e Centri Anti-violenza, privati cittadini, personaggi e sostenitori del mondo dello sport e dello spettacolo.

In occasione di questa iniziativa l'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Porto Sant'Elpidio e la Commissione Comunale per le Pari Opportunità hanno realizzato la raccolta fondi da destinarsi al centro antiviolenza del Comune di Porto Sant'Elpidio - Percorsi Donna; tale raccolta fondi si è tenuta in occasione delle iniziative predisposte i giorni 25, 26 e 27 novembre dall'Assessorato e dalla Commissione Comunale per le Pari Opportunità del Comune di Porto Sant'Elpidio per la Celebrazione Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne e sarà riproposta nell’ambito di tutte le future iniziative in cui l'Assessorato e la Commissione Comunale per le Pari Opportunità saranno presenti con uno spazio dedicato alla Campagna del Fiocco Bianco. Info: Assessorato e Commisisone Pari Opportunità, tel. 0734.908263 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.



I VALORI CHE PORTIAMO, LA FORZA CHE ABBIAMO

Indipendentemente dallo svuotamento subito dalle Province negli ultimi anni per effetto della riforma Delrio, quella fermana almeno per il suo immediato futuro una certezza ce l'ha: a guidarla, infatti, sarà una donna. Anzi, una “sindaca”. Numeri alla mano (ma mai dare per scontato nulla in politica...), il nome più probabile sembra essere quello di Moira Canigola, alla guida dell'Amministrazione comunale di Monte Urano, favorita su Maria Federica Paoloni, prima cittadina di Magliano di Tenna. “A prescindere da chi sarà nominata presidente - commenta la stessa Canigola - si tratta di un segnale positivo per la Provincia, un ente che ha un ruolo di coordinamento tra i vari Comuni e ha ancora competenze importanti”.

Definisce, però, “ancora poco consistente” la presenza femminile nelle istituzioni. “Basta fare un raffronto numerico ed emerge chiaramente: quanti sindaci nel Fermano sono donne? Pochissime, rispetto ai 40 Comuni complessivi. Ma questo è comunque un passo in avanti rispetto al recente passato e voglio essere positiva. Occorre che noi donne ci facciamo avanti senza aspettare che qualcuno ci dia spazio o ci faccia da tutor. Ognuna di noi deve essere considerata per i valori che porta, per la forza che mette in ogni ambito e per quanto crede in ciò che fa”.

Numeri a parte, resta complicata la vita dentro le istituzioni. “La ripartizione dei compiti ed i carichi di lavoro normalmente sono a nostro sfavore. E tutti quelli che sono i tempi della politica e delle istituzioni non sono fatti, per così dire, a misura di donna. Occorre lavorare molto per raggiungere i tradizionali obiettivi ma anche quelli di tipo diverso, come una redistribuzione dei tempi e dei ruoli. Quindi, una cultura diversa nell'approccio quotidiano significa fare qualcosa per favorire l'ingresso delle donne”.

Sempre nel distretto calzaturiero, anche Montegranaro è guidato da una donna. Ediana Mancini è approdata in politica in età adulta, con figli grandi e un lavoro che le ha permesso di mettersi in aspettativa. Circostanze che ora le consentono di impegnarsi appieno per il suo paese. “Sono fortunata – dice – perché la mia famiglia ha appoggiato del tutto la mia scelta. Faccio il sindaco a tempo pieno, è un impegno molto gravoso perché la tua riservatezza e la tua vita privata vengono meno. Un eccesso di visibilità che espone soprattutto le donne a critiche pubbliche e invettive personali. In un periodo in cui la politica viene vista come qualcosa di corrotto e inutile, fare il politico è difficile e per una donna lo è ancora di più”.

A preoccupare il sindaco è soprattutto lo scarso interesse che le donne di Montegranaro dimostrano per il loro paese. “La partecipazione femminile è scarsa. Si fa molta fatica a coinvolgerle nella vita comunitaria. C’è una sorta di ritrosia culturale che le porta a non voler mettere a disposizione del proprio paese tempo e risorse per migliorarne la qualità della vita”.

Una delle sindache più battagliere è sempre stata Romina Gualtieri, sindaco di Monsampietro Morico. “Da parte mia non c'è una distinzione tanto di genere, quanto di merito. Lo stiamo dimostrando anche nel Fermano, ciascuna con le proprie qualità e competenze, portando avanti egregiamente la nostra attività amministrativa. Saranno poi i cittadini che decideranno se avremo lavorato bene o meno”.

E le prove per testare la singole capacità non sono mancate, soprattutto in conseguenza dei recenti e devastanti terremoti. “Da sette anni sono impegnata per il mio Comune e in questa fase la dedizione è pressoché totale: trascorso le mie giornate e le notti al servizio dei cittadini, sotto il profilo del soccorso, della vicinanza, dell'ausilio materiale e non solo. I terremoti che si sono susseguiti hanno disastrano il nostro borgo ma i danni non sono solo materiali. È diventato ancora più necessario associare a passione e determinazione quel senso di umiltà che facilita una vicinanza reale. E la donna rappresenta da sempre proprio questa sensibilità”.

La palla passa a Maria Federica Paoloni, sindaco Magliano: "Non è che cambi molto, essere uomo o donna, la mentalità delle persone è abituata a vedere che numerose donne rivestono compiti amministrativi. Dell'essere donna aiuta il fatto di avere una sensibilità diversa rispetto ad un uomo, che significa avere un'attenzione e un'accuratezza nell'amministrare. Mi sembra anche sbagliato il voler chiamare il sindaco “La sindaca”, sembra voler sottolineare la differenza sul sesso che non è rilevante. Il sindaco donna non è più una novità e piace, crea una sorta di aspettativa nel cittadino e si confida molto nelle capacità femminili. Abbiamo delle marce non dico in più ma diverse che fanno parte della nostra natura e che possono servire alla comunità e penso che i cittadini vogliano questo, cosa che ci stimola a lavorare di più. Nella mia esperienza non ho mai incontrato ostacoli perché sono una donna, ho trovato molto rispetto che mi permette di lavorare con una certa tranquillità. Sicuramente oggi ad un amministratore è richiesto coraggio e tenacia, in un paese grande come in uno piccolo, dove a volte si diventa arbitri".

"Sono in Amministrazione a Grottazzolina più o meno dal '95 come assessore - dichiara il sindaco della cittadina della media Valtenna Remola Farina - esperienza straordinaria grazie al sindaco che riusciva a coordinare e ad interagire con tutti. Il ruolo di amministratrice è un modo per rimettersi in gioco in continuazione, ogni mattina si è presi da mille problemi di fronte a notevoli difficoltà. Il fatto di essere donna garantisce un certo tipo di rispetto, ho un rapporto straordinario con i miei collaboratori negli uffici, che sono per la maggior parte molto giovani. Ci vuole determinazione, la donna di per sé è in grado di non fermarsi di fronte alle difficoltà per trovare sempre una soluzione, per quanto mi riguarda non mi fermo mai di fronte al primo no, inoltre un problema quando si affronta da sole rischia di cadere nello sconforto, quando lo si affronta con gli altri diventa meno gravoso. Credo nella circolarità, non agisco mai da sola ma non solo con il gruppo della giunta e dei consiglieri c'è un contatto continuo ci incontriamo sistematicamente ma a parte l'incontro che può avvenire ogni due settimane o quando è necessario, ci incontriamo e ci sentiamo e le decisioni sono sempre assolutamente condivise. Anche la vice è donna – conclude - ci facciamo sentire".

Barbara Toce, divenuta sindaco di Pedaso dopo due mandati come vice, con molta probabilità riproporrà la sua candidatura alle prossime elezioni amministrative: "Come Sindaco le difficoltà sono state quelle che penso avrebbero potuto incontrare anche gli uomini. Serve tanto tempo a disposizione, competenza, professionalità, una grossa dose di pazienza e anche un po' di sarcasmo. Non mi sono mai sentita in difetto perché ero donna, ho sempre lavorato senza pensare di partire da una posizione svantaggiata. Lavorare nell'amministrazione per una donna è più complicato dal punto di vista familiare, anche se sinceramente negli ultimi anni ci sono stati dei miglioramenti non indifferenti, non da ultimo la legge che ha consentito l'incremento del numero delle donne in Parlamento".

"Spero - prosegue - che anche la Regione Marche inserisca come promesso, nella nuova legge elettorale regionale, la possibilità della doppia preferenza del voto di genere che potrebbe essere un incentivo alla partecipazione. Per esempio, io sono entrata al Congresso dei poteri locali regionali del Consiglio d'Europa grazie a questo, tutte le delegazioni sono state indotte ad incrementare del 30% la presenza femminile delle proprie delegazioni e questo è quello che ha consentito anche a me di entrare a far parte di questo consesso, un passaggio decisamente importante".

Restiamo in Valdaso, Giusy Scendoni, rieletta quest'anno per la seconda volta sindaco di Ortezzano: "La nostra città è già abituata da anni ad avere un sindaco donna, oltre a due consiglieri regionali donna. Si tratta di un impegno forte, importante, le qualità peculiari della donna servono a gestire meglio la cosa pubblica, l'amministrazione e anche le emergenze perché abbiamo una sensibilità diversa rispetto all'uomo. Devo dire che mi sono sempre sentita rispettata in questo ambiente, mai penalizzata dal mio essere donna. Le qualità che servono? Carattere forte, capacità di mediare, dolcezza quando serve, capacità di ascolto e comprensione e di andare incontro, serve questa miscela. Le quote rosa? Non siamo arrivati però siamo a buon punto, spesso la difficoltà è trovare donne che si vogliano impegnare in politica e mettersi in gioco. Il fatto che queste donne si mettano in gioco e al servizio della comunità vuol dire che anche la mentalità femminile sta cambiando, il fatto che una donna si interessi o meno alla politica è un fatto culturale".

Ultima ma non meno importante Maria Teresa Mircoli, sindaco di Monterubbiano che racconta la sua esperienza personale: "Ho fatto per dieci anni l'insegnante e poi 47 anni di servizio a scuola, dove la differenza di genere non esisteva. Esiste la differenza di testa e di competenza. La stessa cosa è per un Comune. Non vedo la differenza tra persona o cittadino soltanto perché maschio o femmina, la differenza la fa la mente. Quindi essere donna per me non significa niente, come non significa niente essere uomo: la differenza è rilevante a livello personale, nella vita privata. La differenza è quando parliamo di testa e di capacità di capire e di avere competenze. La differenza di genere secondo me non va accentuata, va accentuata quella del capire e del comprendere le diverse competenze. Posso essere una donna competente o una donna incompetente, come posso essere un uomo competente o incompetente".

"E' questo - continua - che fa la differenza e non il genere. Non mi sono mai sentita minore di un uomo, sono contraria a tutta questa voglia di piangersi addosso, io la chiamo una ‘sciapata della modernità’. Oggi insistere sulla differenza di genere significa discriminare cervelli, volontà e competenze. Io ad esempio, di recente sono salita a 31 metri per controllare i lavori di messa in sicurezza della torre civica. Che differenza passa tra me e un uomo?".


Andrea Braconi, Serena Murri e Francesca Pasquali

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