Bilancio, funzioni, dipendenti: il settembre caldo della Provincia di Fermo. Intervista al presidente Aronne Perugini

FERMO - Sarà un mese decisivo, questo di settembre, per la Provincia di Fermo. Entro il 20 dovranno essere comunicati i nomi dei dipendenti che saranno trasferiti in Regione; entro il 30 si dovrà completare il passaggio delle funzioni non fondamentali da Fermo ad Ancona; sempre entro il 30 dovrà essere approvato il bilancio di previsione.

Facciamo il punto della situazione con il presidente Aronne Perugini. Presidente, a che punto siamo? “C'è ancora molta confusione sul futuro delle Province. Con la legge Del Rio (Legge n. 56 del 7 aprile 2014) è stato stabilito molto semplicisticamente che le Province sarebbero state abolite. Così non è stato. Lo scorso ottobre, per la prima volta, si sono tenute elezioni di secondo grado: il presidente e i consiglieri provinciali non sono stati scelti direttamente dai cittadini, ma dai consiglieri comunali. La legge inoltre ha abolito le Giunte provinciali, stabilito che le cariche di presidente e consigliere debbano essere totalmente gratuite ed è stato deciso di trasferire, dal 1° gennaio 2015, alcune funzioni, quelle cosiddette non fondamentali, alla Regione. Non è andata in questo modo: le Province hanno mantenuto le stesse funzioni e lo stesso personale, ma lo Stato si è preso il 60% delle risorse. Così, pur avendo il 40% delle risorse rispetto all'anno precedente, ad oggi manteniamo tutte le funzioni e tutti i dipendenti di prima”.

La Regione Marche è per ora una tra le pochissime in Italia ad essersi dotata di una legge che regolamenta il passaggio delle funzioni tra i due enti. “In base alla legge Del Rio, la Provincia dovrebbe diventare un ente di area vasta, che coordina i Comuni. Al di là del nome che prenderà, dovrà continuare a gestire quelle funzioni che i Comuni da soli non riescono a svolgere (viabilità, edilizia scolastica, urbanistica e ambiente). Le modalità devono essere chiarite, anche perché è ancora aperta la questione del rimborso dei costi sostenuti dalle Province in questo periodo di passaggio”.

Un nodo ancora da sciogliere è quello relativo al futuro dei dipendenti dell'ente. “Entro il 20 settembre dovremo comunicare alla Regione i nomi di tutti i dipendenti che a Fermo svolgono funzioni non fondamentali. A passaggio avvenuto, il personale delle Province non dovrà superare il 40% di quello precedente alla riforma. Il personale in esubero sarà messo in mobilità, ma, se la Regione assorbirà tutti i dipendenti delle funzioni non fondamentali, non ci saranno casi di mobilità né di prepensionamento”.

La riforma ha trasformato le Province in enti di secondo livello. Quella di Fermo è una Provincia molto giovane che forse non ha avuto il tempo di radicarsi sul territorio. Come colmerete questo "vulnus"? “In realtà non è la Provincia che va sul territorio, ma il territorio che va dalla Provincia. Non c'è giorno che non riceva la telefonata di un sindaco per un qualche problema. I sindaci sono le prime vittime di questa riforma perché i problemi dei cittadini vengono riversati sull'ente territoriale più vicino, e a cascata sulla Provincia. Per questo, un ente che eroghi questi servizi e che ne abbia la responsabilità è necessario: la Regione è troppo lontana e troppo grande per occuparsene, i Comuni sono troppo piccoli e non hanno le competenze adatte. Anche se non è più eleggibile direttamente dai cittadini, la Provincia esiste e per questo chiediamo di essere messi nelle condizioni di svolgere in maniera degna le funzioni che la legge ci assegna”.

Dopo l'approvazione della legge Del Rio le Province hanno vissuto mesi di stallo. Com'è stata gestita la situazione a Fermo e, se ci sono state, quali occasioni si sono perse? “Il fatto di essere una Provincia giovane ha vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi c'è che la nostra era una Provincia sana, senza debiti di alcun tipo; l'attuale situazione di difficoltà è dovuta solo a tagli del Governo. Quella che stiamo vivendo è una fase schizofrenica. Faccio un esempio: lo Stato ci ha dato 1,5 milioni per l'alluvione del marzo di quest'anno, ma non i 3 milioni dell'alluvione 2011. E' una questione di serietà. Questa è un'occasione persa perché con 3 milioni si sarebbero potuti fare interventi importanti. Abbiamo fatto economia su tutto per concentrare le poche risorse disponibili. Ma se sui 3,7 milioni che costituiscono la spesa della Provincia, il Governo nel 2017 ne vuole tagliare 3 (l'85%), è chiaro che qualcosa non funziona”.

Stando così le cose, che futuro si prospetta per la nostra Provincia? “La priorità è approvare il bilancio di previsione entro il 30 settembre, altrimenti la Provincia rischia di essere commissariata. Un terzo delle Province italiane, tra cui probabilmente quella di Ascoli, sono in dissesto economico e non riusciranno ad approvare il bilancio. Noi confidiamo di riuscire a farlo per due ragioni: perché, tra Stato e Regione, ci sarà restituito il milione e mezzo speso per gestire il Centro per l'Impiego, sia perché la Regione dovrà ridarci indietro, se non del tutto, almeno una parte di quei 2,5 milioni messi in campo per l'esercizio delle funzioni non fondamentali. Dal 2016, però, dovrà cambiare qualcosa: non tanto la legge Del Rio che ormai è questa, quanto quella di stabilità. Non è possibile mantenere i tagli previsti e mi sembra che il Governo, permettendo per la prima volta alle Province di approvare il bilancio anno per anno, stia riconoscendo che è stato fatto un errore. Sono anni che ci vengono imposti tagli su tagli e, se ci stiamo ridimensionando tutti, anche lo Stato dovrebbe fare altrettanto. E' necessaria una scelta politica perché siamo arrivati a un punto di non ritorno”.

Una legge, la Del Rio, progettata, sviluppata e approvata da un Governo di centrosinistra a maggioranza PD. Da esponente del Partito Democratico, come la giudica? “La giudico un errore, prima di tutto di sottovalutazione; la riforma ci poteva anche stare, ma andava fatta in modo che il passaggio delle funzioni fosse immediato, e per farlo non basta metterlo sulla carta. A monte, poi, c'è un ulteriore errore: togliere ai cittadini la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti è un 'minus' di democrazia che non fai mai bene. Spero che il Governo corra ai ripari e che capisca che la riforma in realtà ha solo creato nuovi problemi. L'auspicio è che si faccia in fretta”.

Subentrato a luglio a Fabrizio Cesetti, lei è un presidente facente funzioni. Fino a quando resterà in carica? “Mi hanno fregato”, scherza. “Lo statuto stabilisce che il vice presidente assuma le funzioni del presidente fino alla prima tornata elettorale utile. Visto che il Consiglio provinciale si rinnova ogni due anni, quindi, fino a ottobre 2016. Dopodiché non mi potrò ricandidare perché uno dei requisiti necessari per essere eletto presidente è essere sindaco”.


Francesca Pasquali

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