I nodi vengono al pettine. Ore di tensione in casa Pd dopo la sonante sconfitta. Quale sarà il futuro del partito fermano?

FERMO – "Ho lasciato il Pd oltre il 30% e lo ritrovo al 13%". La vittoria schiacciante di Paolo Calcinaro nella corsa a sindaco di Fermo, per qualcuno è l'occasione per togliersi qualche fastidioso sassolino dalla scarpa. Per Giuseppe Buondonno, ad esempio, che ieri sera ha assistito alla "debacle" del suo ex partito da un tavolo di ristorante di Piazza del Popolo. In polemica con i vertici del partito fermano, fortementente criticato dal segretario provinciale Paolo Nicolai, Buondonno aveva lasciato il Pd per poi candidarsi, alle elezioni regionali, nella fila della sinistra di Edoardo Mentrasti, ottenendo 1.119 preferenze.

Molto diversa l'aria che si respirava nella sede del Pd fermano, dove i vertici del partito hanno atteso i risultati delle urne. Il primo ad arrivare è stato Luigi Montanini, seguito da Franco Menicali e Loredana Alidori, tutti ex assessori della giunta Brambatti. A ruota prendono posto il segretario comunale Manolo Bagalini, Rosalba Ortenzi e altri esponenti piddini. Non si fa vedere Nicolai. A mano a mano che dai seggi arrivano i numeri, quella che in questi giorni è stata una paura malcelata, diventa certezza. Facce abbattute e la consapevolezza che di errori in questa campagna elettorale ne sono stati fatti molti, a partire, a detta di qualcuno, dalla scelta del candidato.

I più ottimisti pensano ora a ricostruire il partito; per altri il segnale dato dai cittadini fermani indica un forte bisogno di rinnovamento. Il risultato portato a casa dal Pd di Fermo stride infatti parecchio con l'oltre 59% ottenuto a Macerata dal sindaco uscente Romano Carancini, riconfermato a capo della giunta. E stride con i risultati ottenuti un po' dappertutto dal Partito democratico che, dove non ha vinto, ha comunque tenuto. Tutta locale quindi la crisi del partito fermano che ora dovrà decidere se andare avanti per la propria strada in maniera autodistruttiva o imparare dagli errori fatti e portare a compimento quel rinnovamento di cui ci si è tanto riempiti la bocca in questa campagna elettorale.

Francesca Pasquali