Il cambiamento è possibile. Gli obiettivi del nuovo sindaco Fabrizio Vergari

SANTA VITTORIA IN MATENANO - Difficile, anzi, impossibile dimenticare quel primo giugno. Un lunedì di spoglio, con le schede che scivolano via una dopo l’altra e quel margine, sottile, che a pomeriggio inoltrato sancisce una vittoria (forse) inattesa. Fabrizio Vergari ha 58 anni, è un imprenditore calzaturiero in pensione da poco più di un mese che sta cedendo l’attività ai propri dipendenti, per dedicarsi completamente alla carica di sindaco. Perché primo cittadino lo è diventato proprio il giorno in cui la sua lista civica Futuro Matenano ha battuto con 323 voti Senso Civico per Santa Vittoria dell’uscente Fabiola Di Flavio (sfiduciata in Consiglio ad inizio anno), fermatasi a 302 preferenze, e Santa Vittoria Insieme di Remo Diletti, terza a quota 285. Una campagna elettorale molto palpitante, la sua. Vissuta come? “Si può immaginare: è stata molto dura, sul filo di lana”.

Pochissimi, infatti, i voti di distacco. “Solo 21 dalla seconda e 38 dalla terza”. Una volta passato quel momento, da lì a qualche giorno è iniziata la fase operativa. Che situazione si è trovato davanti? “Stiamo mettendo le mani dentro i cassetti. Per molti anni il nostro Comune è stato amministrato in modo sconsiderato e superficiale, a mio modo di vedere. Stiamo tirando fuori fatture vecchie non pagate, debiti fuori bilancio, contravvenzioni non riscosse… un casino, diciamo. Il bilancio? Cerchiamo di far quadrare i conti”.

Quali obiettivi vi siete dati? “La priorità per eccellenza è quella delle scuole. Abbiamo un istituto superiore da anni in decadenza. Per quanto riguarda gli studenti abbiamo trovato i numeri, ma per avere la classe dipenderà dal Provveditorato. Anche per le medie abbiamo difficoltà, ma riusciremo a ripartire. Poi c’è la viabilità rurale, altro tema veramente caldo: ci sono strade in campagna impercorribili, da anni non si fa manutenzione e non si porta la breccia. Qualcosa già è stato fatto in queste settimane, ma abbiamo in programma di sistemarle tutte”.

Vista la situazione, la domanda che potrebbe farle qualcuno a lei molto vicino è: ma chi glielo ha fatto fare? “Questa è una bella domanda! Me lo dice spesso anche mia moglie”. Appunto, proprio lei. “Me lo ha fatto fare l’amore che ho per questo paese, dove sono nato, dove sono cresciuto, dove ho sempre lavorato. Vedere questa decadenza faceva veramente male al cuore. E poi abbiamo costruito una bella squadra, con tutti giovani volenterosi che si stanno mettendo in gioco, cercando di cambiare veramente le cose. Ecco, è stata questa la spinta per candidarmi, altrimenti non l’avrei mai fatto”.

Lei conosce bene le difficoltà della piccola e media impresa, come quella delle istituzioni pubbliche. “Esatto”.

E ha fiducia che le cose possano cambiare? “Sicuramente! Penso che con la volontà di tutti e l’impegno di tutti le cose cambieranno. Sono ottimista per il futuro: sì, oggi vedo nero, ma vedo anche la luce in fondo al tunnel”.

Nei prossimi anni quanto sarà importante collaborare a tutti i livelli per vedere realmente questa luce? “Questo è un tema fondamentale: se non ci mettiamo in testa di lasciar perdere i campanilismi e non ci uniamo nei servizi come nelle unioni dei Comuni, non ne usciamo fuori. Serve collaborazione tra amministrazioni, proprio perché abbiamo gli stessi identici problemi da affrontare. Subito”.


Andrea Braconi

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