FERMO - Sabato 8 febbraio, alle ore 17.00, verrà inaugurata nella Sala lettura della Biblioteca “R. Spezioli” di Fermo una mostra dedicata al fotografo fermano Eriberto Guidi a cura di Simona Guerra, con il patrocinio del Comune di Fermo – Assessorato alla cultura, in collaborazione con Archivio Eriberto Guidi e con la Biblioteca Civica 'R. Spezioli'. L’esposizione resterà visitabile, ad ingresso libero, fino al 28 febbraio 2025.
A otto anni dalla sua scomparsa la città di Fermo torna a ricordare uno dei suoi maggiori artisti dell’immagine esponendo “Homo Ludens”.
Il lavoro viene mostrato in originale, per la prima volta all’interno della sala in cui venne scattato dal fotografo nel lontano 1991. La serie è dedicata al gioco degli scacchi e mostra una singolare partita giocata in una sala diversa da come la conosciamo oggi.
Con “Homo ludens” Eriberto Guidi mette in scena la complessità della vita dell’Uomo, e si cimenta nella trasposizione in immagini dell’attività di questo gioco che tanto ricorda l'organizzazione sociale di ogni cultura, mettendo a punto un racconto fotografico tra i più belli della sua produzione.
La serie è inoltre un memorandum delle lezioni sul Racconto fotografico apprese da Guidi dal suo maestro Luigi Crocenzi.
Durante l’incontro, assieme alla dott.ssa Maria Chiara Leonori - direttrice della Biblioteca - agli eredi Guidi e alla curatrice dell’archivio Simona Guerra, interverrà anche la dott.ssa Daniela Simoni per un ricordo dell’autore e amico. Direttrice del Centro Studi e della Casa Museo Licini, la Simoni ha curato sue mostre in vita anche a Monte Vidon Corrado, luogo amato e frequentato da Guidi.
"Un altro importante momento culturale dedicato a Eriberto Guidi – ha dichiarato il Sindaco Paolo Calcinaro – un nuovo tributo alla sua arte dopo quella del 2020. Una mostra all’interno della Biblioteca con un tema originale. Un ringraziamento al Settore Cultura, all'assessore Micol Lanzidei, alla Biblioteca Spezioli, alla direttrice Maria Chiara Leonori, alla curatrice e alla famiglia Guidi per questo nuovo evento con la cultura e l’arte della fotografia".
"Dopo il Terminal del 2020, ovvero lo spazio creato ad hoc per esprimere la tradizione fotografica contemporanea della città, di cui Guidi è senza dubbio un autorevole ed illustre rappresentante, ora una mostra in un altro luogo significativo per Guidi come la Biblioteca, all’interno della quale avremo modo nel periodo dell’esposizione stessa di poter ammirare la sua straordinaria arte – ha detto l’assessore alla cultura Micol Lanzidei. Ringrazio la famiglia Guidi, la Biblioteca Spezioli, la direttrice Maria Chiara Leonori, la curatrice Simona Guerra per aver dato vita e realizzato questa mostra”.
La mostra
Il gioco degli scacchi è più di un semplice passatempo: un’attività che richiede una mente brillante e che simbolicamente ha numerose letture di senso e complessità. Giocare a scacchi significa conoscere regole, combinazioni e strategie e queste competenze sono richieste, al pari, nella vita di tutti i giorni a ognuno di noi.
La serie “Homo ludens” (1991) di Eriberto Guidi ci racconta una partita giocata in un luogo speciale: la sala grande di lettura della biblioteca Romolo Spezioli di Fermo. Nella maestosa aula invasa a tratti da una luce polverosa, i due giocatori sono concentrati sulla scacchiera e affatto interessati al fotografo.
Apparentemente soli, quei due uomini giocano la loro partita al cospetto di migliaia di spettatori: i libri! Parole, conoscenze e sapienze racchiuse nei volumi conservati in quel luogo di cultura. Come “arbitro” vi è una statua lignea del San Sebastiano (ora collocato nella vicina Pinacoteca Civica) che sembra controllare lo svolgimento della partita; immobile e attento ad ogni singola mossa.
Con “Homo ludens” Eriberto Guidi mette in scena la complessità della vita dell’Uomo, e si cimenta nella trasposizione in immagini dell’attività del gioco come fondamento di ogni cultura dell'organizzazione sociale, mettendo a punto un racconto fotografico tra i più belli della sua produzione.
Nel 1991 egli sa ormai padroneggiare perfettamente la lezione appresa dal suo maestro Luigi Crocenzi e per tale motivo riesce a intersecare regole di costruzione del Racconto fotografico a quelle dell’esistere. Lo fa con estrema semplicità, con l’eleganza che lo ha sempre contraddistinto; con poche fotografie ci restituisce la sua interpretazione lasciandoci modo di riflettere.
Le prime tre regole del Racconto fotografico “ideale” - secondo il semiotico Taddei - vengono seguite alla lettera da Guidi: ogni fotografia dice qualcosa; la successiva aggiunge qualcosa di nuovo sulla precedente; tra la precedente e la successiva c’è un rapporto di sviluppo (somiglianza, contrasto, analogia).
La partita si svolge svelta e dall’ultima immagine capiamo che il gioco è finito. Non ci interessa sapere chi dei due sia stato il vincitore. L’importante è stato partecipare, aver assistito o giocato la partita ed esserci stati; saper lasciare quel campo di battaglia - la scacchiera - con la dovuta leggerezza che si confà all’atto del giocare; non dimenticando mai che - re o regine, alfieri o semplici pedoni - in questo mondo siamo tutti giocatori di passaggio.
Eriberto Guidi (1930-2016)
nasce a Fermo il 21 marzo. Da bambino si appassiona prestissimo alla musica e impara a suonare il violino. La curiosità per la fotografia sopraggiunge alla fine degli anni ’40 quando, prima di partire per il servizio militare, chiede a sua madre di poter avere una macchina fotografica in regalo.
Nel 1951 conosce Luigi Crocenzi e nel 1957 entra a far parte del suo CCF - Centro per la Cultura nella Fotografia, che egli rappresenterà al Festival Mondiale di Mosca, in quello stesso anno, dove realizzerà anche il suo primo reportage: “Il primo treno”.
Seguiranno decenni intensi, passati al fianco di Crocenzi, nella diretta sperimentazione del Racconto fotografico e nella promozione della fotografia a Fermo. Su impulso di Crocenzi, Guidi sarà fondatore nel 1960 assieme a Raffaele Gasparrini e Raul Rongoni del Fotocineclub Fermo (poco più tardi si aggiungeranno Romano Folicaldi, Vittorio Gioventù, Goffredo Petruzzi, Vincenzo Nasini ed altri).
In questo periodo di grandi Racconti fotografici nasce fra gli altri “La Novizia” (1968), che resta uno dei suoi lavori più apprezzati e intensi.
Nel 1964, collabora assieme a un giovane Mario Giacomelli al suo primo fotolibro dal titolo “Girifalco”. Si tratta di “un’avventura fotografica” singolare e insolita per i due autori. Essi si cimentano in una guida turistica e storica sulla città di Fermo (e dintorni) che ha avuto il pregio di farli collaborare sotto la sapiente guida di Crocenzi.
Nel frattempo il suo lavoro creativo si fa sempre più importante anche in ambito professionale: dopo il 1965 è infatti fondatore, assieme a Annio Giostra, del prestigioso Liceo Musicale di Fermo (ora Conservatorio Statale di Musica “G.B. Pergolesi”) di cui egli ricoprì per diverso tempo la carica di segretario generale. Dal 1968 sarà segretario artistico-amministrativo della Gioventù musicale di Fermo e successivamente consulente per la Biblioteca comunale (oggi Biblioteca Civica “Romolo Spezioli”).
Nel 1970 la rivista Life nelle edizioni di New York e successivamente Amsterdam e Tokyo gli pubblica quattro suoi paesaggi. Tale diffusione genera nuove collaborazioni e mostre interessanti. Fra questi contatti, particolarmente significativi e proficui saranno quelli che avrà in Unione Sovietica dove egli torna nel 1977 per realizzare altri notevoli racconti fotografici e dove, nel 1981, la Casa della Cultura della Pravda gli dedica una grande mostra personale a Mosca. In Russia inoltre conosce alcuni intellettuali di spicco e fra questi Cecilia Kin, la maggiore italianista sovietica e il giornalista Carlo Benedetti, corrispondente in Ungheria e Unione Sovietica negli anni ’70.
L’inizio degli anni ’80 è invece segnato da due importanti collaborazioni filmiche: nel 1981 partecipa alla realizzazione di “L’officina delle immagini” film su Fermo per la regia di Vito Lauri; l’anno dopo collabora alla realizzazione per la Rai TV di “Il segno e il paesaggio” con la regia di Francesco Carlo Crispolti, che va in onda nel programma il “Patrimonio Fotografico Italiano”.
La sua fama, dopo questi primi decenni di lavoro intenso seguiterà a circolare in modo sempre più articolato, in Italia e all’estero, mentre il suo lavoro continua nella direzione del fotoracconto, della ricerca fotografico/poetica e della sperimentazione tecnica. E’ infatti dalla fine degli anni ‘70 che in modo continuativo Guidi inizia un percorso di ricerca sul colore e sull’utilizzo della colorazione con pigmenti delle sue opere. Tale ricerca verrà svolta in parallelo a quella sul bianco/nero e resta per gran parte tuttora inedita.
Dopo alcune occasioni isolate, ormai negli ultimi anni della sua vita, l’autore deciderà di esporre un lavoro a colori molto articolato. Si tratta di una personale tenutasi nel 2013 a Monte Vidon Corrado presso il Centro Studi Licini. Il titolo della mostra sarà “Il cielo dentro la terra” un lavoro diviso in due sezioni: una interamente fotografica, l’altra realizzata con l’ausilio dei pigmenti.
Negli anni saranno moltissime le pubblicazioni realizzate da Guidi. Fra tutte ricordiamo il foto-libro “Testo d’immagini” che raccoglie la sua opera in bianco e nero, dai primi lavori fino al 2009, anno della pubblicazione.
Molti saranno anche i libri realizzati sul tema dell’architettura. Tra questi: “Ascoli Piceno la pietra e la città” del 1987; “Fermo, scene di teatro” del 1989; “Gubbio. L'immortalità della pietra” del 1996; “Il Romanico nella Marca Fermana” del 2002.
Nel 2003 Guidi partecipa assieme a Mario Dondero (ed altri artisti e fotografi, tra cui Romano Folicaldi) al libro “Un volto che muta”, curato da Luana Trapè, con immagini dell’ex manicomio di Fermo.
Nel 2020/21 il Comune di Fermo gli dedica una grande mostra tenutasi presso il Terminal M. Dondero: “Eriberto Guidi. Sconfinamenti fotografici” curata da Simona Guerra e Lisa Calabrese. (Catalogo edito da Maggioli, 2021).
Nel marzo del 2023 (marzo/giugno) sue opere sono selezionate da Andrea Carnevali e Cecilia Casadei per la mostra al MARV di Gradara“Intorno allo Stato dell’arte nelle Marche”, nell’ambito dell’edizione 2023 del Premio Marche – Biennale d’arte contemporanea. A Senigallia, lo stesso anno, presso lo Spazio Piktart la sua opera viene esposta nella mostra “Eriberto Guidi, Luigi Crocenzi: il racconto fotografico” a cura di Simona Guerra (1-30 luglio).
L’opera di Guidi è stata inoltre oggetto di studio e di tesi di laurea ed è stata esposta in molte gallerie del mondo, presso musei e fondazioni. Tra le numerose occasioni vanno ricordate le mostre personali tenutesi a New York all'Uma Gallery e all’Istituto Italiano di cultura nel 1998 e all’Hillwood Museum di New York nel 2000; la mostra a Torino, presso la Fondazione Italiana per la Fotografia nel 2001 e la sua partecipazione al Padiglione Italia alla 54° Esposizione d'Arte della Biennale di Venezia nel 2011.