AMANDOLA - La dottoressa Paola Arma è il nuovo direttore dell’Unità operativa complessa "Medicina Amandola. A presentarla è il direttore generale dell’Ast Fermo, dr. Roberto Grinta. “Apriamo un nuovo capitolo – spiega il direttore Grinta -, ringrazio il dr. Gualtiero Zega che ha retto in questi ultimi anni le attività del reparto di Medicina di Amandola, lavorando in sinergia con Medicina di Fermo. Con la dottoressa Arma vogliamo dare continuità a questo importante lavoro. Parliamo di una professionista stimata all’interno dell’azienda sanitaria, dotata di ottime capacità umane e relazionali. Per noi questo è il primo, determinante tassello di questo reparto che in tempi brevi trasferiremo nella sede naturale di Amandola. Si stanno compiendo gli ultimi passaggi per individuare infermieri e Oss che andranno a rafforzare l'organico della stessa Medicina Amandola. Ciò consentirà di avere un pool di professionisti che, essendo oltretutto a tempo indeterminato, potranno dare stabilità e continuità al servizio dell'Unità operativa. Dal mese di maggio avremo dunque 12 infermieri e 6 Oss. A questi si aggiungeranno 4 o 5 medici, assunti sempre a tempo indeterminato e ciò sarà un punto di forza perché consentirà la fidelizzazione in quel territorio. E' inoltre intenzione della direzione Ast, sulla scia del grande riscontro da parte dell'utenza proveniente anche da fuori provincia, di potenziare l'attività diagnostica all'ospedale dei Sibillini, portandola a tutti i giorni, anche grazie all'assunzione di un ulteriore radiologo per il quale sono in corso le procedure amministrative”.
“Ringrazio il dott. Grinta per la nomina – le prime parole del nuovo direttore -, sono fiera del traguardo, da domani ci aspetta un lavoro nuovo e importante, tutta la struttura di medicina di Amandola è protagonista un momento storico per il territorio amandolese e per la sanità fermana in generale. Personalmente sono molto legata ad Amandola perché dal 2009 ho iniziato lì a lavorare, e sento forte la risonanza emotiva personale e professionale. Ad Amandola sarà attivato un servizio di ricovero per malattie acute di media intensità con un rapporto continuo con l’ospedale di Fermo che nel 2016 a seguito del sisma ci ha sostenuto e accolto. Dobbiamo mantenere questo forte legame, punto decisamente sul costituire rapporti di stima e di collaborazione sia con la struttura fermana che tra i reparti ad Amandola, perché il territorio montano possa recuperare tutto ciò che in questo periodo non è stato possibile dare. Nel nuovo ospedale avremo 15 posti letto per acuti e 10 posti letto per la lungodegenza. Porteremo l’equipe medica ad ottimi livelli, l’obiettivo è un servizio ambulatoriale di medicina interna e vascolare. L’umanità è fondamentale nel nostro lavoro, lo abbiamo visto nel corso del terremoto. La medicina interna è la spina dorsale di un ospedale, in quei momenti eravamo tutti uniti, solo così possiamo fare la differenza”.
“L’ospedale di Amandola - continua la dottoressa Arma - è al servizio non solo del territorio montano provinciale, ma di tutta l’area dei Sibillini. Forte è la mobilità verso la nostra struttura, da parte di realtà della provincia di Ascoli Piceno e di Macerata. Siamo un punto di riferimento importante, anzi direi imprescindibile per la popolazione montana”.
Sul punto interviene il dottor Stefano Angelici, direttore del dipartimento medico: “L’ospedale di Amandola ha sempre dato risposte alla popolazione, negli anni si è costituito un rapporto sinergico tra il personale medico e le persone, molte delle quali anziane. La figura della dottoressa Arma porta ad una fisiologica continuazione di questo rapporto. Parliamo di un tessuto sociale fragile e c’è bisogno di attenzione. Con una popolazione anziana così rilevante cambia il modo di approcciarsi alle malattie, la forma diagnostica, terapeutica e soprattutto assistenziale”.
“Otto anni di assenza da Amandola sono tanti – conclude il direttore Paola Arma -, anche prima c’era la necessità di rafforzare il rapporto con il territorio, ora forte del bagaglio di esperienze a Fermo, sarà mia cura ricostituire un rapporto ancora più solido ed efficace. Noi curiamo il paziente e tutto quello che gli sta attorno; importante è la condivisione del percorso di cura con il medico di famiglia, il familiare e con l’eventuale caregiver. La comunicazine deve essere limpida, chiara, senza interposizioni. Bisogna abbattere muri e creare fiducia. In breve: creare un modello”.
Alessandro Sabbatini