I tanti perché di una brutta grafia

Nell’anno scolastico 2010/2011, in Italia, gli alunni con certificazione di DSA (Disturbi specifici dell'apprendimento) sono stati 65.219, pari allo 0,9% della popolazione scolastica. L'ultimo aggiornamento disponibile, relativo all’anno scolastico 2011/2012, parla di un numero salito a 90.030, l’1,2% degli studenti italiani. In base a questi dati registrati dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca), è davvero corretto parlare sempre di dislessia, discalculia e disgrafia? Alcune difficoltà nell'apprendimento sono da far risalire ad altro.

A suggerirlo sembra la stessa normativa di riferimento sulla Dislessia e sui disturbi ad essa collegati, la quale ha richiamato a gran voce gli istituti scolastici, invitandoli a delegare al Servizio Sanitario tutto ciò che riguarda la materia in questione, aprendo così la strada alla medicalizzazione della scuola e “catalogando” tutti quei bambini che per motivi personali, ambientali, relazionali ed educativi manifestino un qualche tipo di difficoltà durante il processo di apprendimento.

Ad affermarlo è l'Inpef (Istituto nazionale di pedagogia familiare) che dimostra come i disagi riscontrati nella scrittura dei bambini possono essere dovuti a problemi pregressi, come il mancato raggiungimento dei requisiti indispensabili per imparare a scrivere. Ma quali sono questi prerequisiti? Semplici e basilari, seppur indispensabili nel percorso scolastico del bambino, a partire dalla scuola elementare. In primis la capacità linguistica, la conservazione della consequenzialità dei suoni nella scrittura; a seguire la conservazione del senso della parola o del discorso, l’elaborazione delle informazioni, la consapevolezza del movimento e della localizzazione delle dita nello spazio; ancora, il monitoraggio interno del ritmo e della velocità di movimento e della pressione, l’elaborazione del programma motorio, la sequenzializzazione, la capacità attentiva e la stabilità emotiva, la memoria visiva per i simboli e per le parole intere e l'attenzione visiva; infine la strutturazione temporale, la motivazione, l’orientamento sinistra/destra, la conoscenza dello schema corporeo, la dominanza laterale.

Non tutte le colpe vanno però ricondotte al mondo dell'istruzione. Una parte di responsabilità è da attribuire all'era dello sviluppo tecnologico. Già da piccolissimi, la maggior parte dei bambini viene indirizzata alla scrittura digitale e all'utilizzo sempre più massiccio dei videogiochi, anziché alla dimestichezza nell'utilizzo della penna, dei colori o della tempera, della raffigurazione manuale delle figure geometriche e così via. Tutto ciò contribuisce, ad esempio, a dar vita ad una pessima grafia, a causa del mancato e necessario esercizio che permette di sviluppare, nel processo di crescita, ulteriori competenze, fra cui la muscolatura della mano. E questo non può essere certo attribuito ad un disturbo dell'apprendimento.


Federica Balestrini

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